
Le vendite trimestrali sono state guidate dalla domanda per le sue scarpe sportive, ma i margini del gruppo sono stati limitati dalle scorte elevate, dall’aumento dei costi di produzione e dal prezzo del trasporto
Nike, bilancio in chiaroscuro ma comunque superiore alle aspettative. Le vendite trimestrali sono state guidate dalla domanda per le sue scarpe sportive, ma i margini del gruppo sono stati limitati dalle scorte elevate, dall’aumento dei costi di produzione e dal prezzo del trasporto.
Il fatturato del gruppo per il periodo compreso tra dicembre, gennaio e febbraio è cresciuto del 14% raggiungendo i 12,4 miliardi di dollari, superando così le previsioni degli analisti. L’utile netto del gruppo è sceso dell’11% nel periodo, a 1,24 miliardi di dollari.
Riportato per quota ed escludendo gli elementi eccezionali, è comunque al di sopra delle aspettative.
Particolarmente richieste le scarpe a marchio Nike, le scarpe a marchio coNike, come Jordan o Air Max (+20%), con le vendite di abbigliamento in aumento del 5%, quelle di attrezzatura del 3% e quelle del marchio Converse dell’8%. In Nord America le Nike hanno fatto i maggiori progressi (+27%), seguita dall’area Europa-Medio Oriente-Africa (+17%). Le vendite in Cina sono diminuite dell’8%.
Il margine lordo del gruppo è sceso dal 46,6% al 43,3% nonostante gli strategici aumenti di prezzo. Nike spiega che ha dovuto fare promozioni importanti per ridurre le scorte: il valore dei prodotti in stock è aumentato del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La situazione è però in miglioramento, poiché l’incremento nel trimestre precedente è stato più marcato, pari al 43%. Il gruppo continua inoltre a risentire “dell’evoluzione ancora sfavorevole dei tassi di cambio” e deve anche gestire l’aumento dei costi di produzione oltre che di quelli per trasporto e logistica. Il titolo Nike è sceso dell’1,8% nel trading post market a Wall Street.
(foto SHUTTERSTOCK)