
Il mercato europeo degli At1 vale circa 250 miliardi di euro, quello italiano circa 17 miliardi
At1 (additional Tier 1) ancora sotto osservazione, dopo l’annuncio a sorpresa che le autorità elvetiche hanno deciso di azzerare i titoli emessi da Credit Suisse, per un valore di circa 16 miliardi di franchi svizzeri.
Come spiega Radiocor, un altro colpo di scena è arrivato in Germania, dove ieri la banca Deutsche Pfandbriefbank ha annunciato che non eserciterà l’opzione «call» prevista ad aprile su un bond «Additional Tier 1» da 300 milioni. Stessa strada sarà quella percorsa da Aareal Bank. Gli annunci, sebbene fatti nel rispetto delle regole, hanno ovviamente di nuovo creato preoccupazione e gli investitori hanno iniziato ad andare a caccia di At1 prossimi alla scadenza: nella lista compaiono anche quelli di Unicredit, richiamabili il prossimo giugno.
Va chiarito che i bond AT1 non hanno formalmente una scadenza, tuttavia gli emittenti indicano delle finestre durante le quali i sottoscrittori hanno la possibilità di essere rimborsati alla pari. In genere tali opzioni sono sempre state rispettate, anche se nel febbraio del 2019 accadde che il Santander decise di non rimborsare un’obbligazione subordinata alla prima data possibile, per via delle avverse condizioni di mercato.
Insomma non rimborsare gli At1 alle scadenze indicate è lecito, anche se è considerato una mossa “sgarbata” nei confronti degli investitori, che in cambio di solito traggono tuttavia beneficio, ottenendo rendimenti più generosi. Ad esempio i tassi degli At1 di Deutsche Pfandbriefbank passeranno dal 5,38% all’8,42%.
Il problema, però, è il rapporto di fiducia tra emittenti e investitori che viene messo indubbiamente alla prova. Comunque l’istituto tedesco avrà fatto i suoi conti e preferito pagare tassi più elevati oggi, piuttosto che esporsi al rischio di dover rafforzare il capitale o emettere tra un mese un At1 a condizioni ancora più svantaggiose.
Il mercato europeo degli At1 vale circa 250 miliardi di euro, quello italiano circa 17 miliardi. Come indicato dagli analisti di Bestinver, un’altra finestra temporale a breve termine è quella degli At1 di Unicredit, che sono richiamabili il prossimo 3 giugno. In circolazione ci sono titoli per un controvalore di 1,2 miliardi di euro.
Al momento pagano una cedola del 6,62%, ma in caso di mancato richiamo dovrebbero staccare quasi il 9%. Il prezzo di questi At1 è in calo di oltre il 2%: chi compra mette sul piatto 93,3, chi vende attorno a 95.
Sono inoltre sotto osservazione i titoli di Deutsche Bank in dollari, che tuttavia hanno scadenze più distanti nel tempo: saranno richiamati nel 2025 e perdono il 2,5%. L’istituto oggi ha annunciato il rimborso anticipato di un bond Tier 2 da 1,5 miliardi in scadenza nel 2028. Nonostante una mossa simile sia in genere accolta favorevolmente dal mercato, come sinonimo di solidità della banca, oggi paradossalmente ha provocato uno scossone alle azioni e anche ai bond dell’istituto, considerato come possibile anello debole del sistema bancario tedesco.