
Ad oggi, con la cassa integrazione avviata e le linee produttive ferme, a rischio ci sono 1450 buste paga tra diretti e indiretti
Quasi un mese fa quando quattro lavoratori della Portovesme srl decisero di salire a 100 metri di altezza su una ciminiera dell’impianto del Sulcis per sollecitare una soluzione sul costo dell’energia che grava sui due stabilimenti sardi della Glencore a Portovesme e San Gavino. Ad oggi, però, non si è arrivati a un punto fermo e i sindacati annunciano nuove proteste che potrebbero essere altrettanto eclatanti.
Sarà l’assemblea dei lavoratori – compresi quelli degli appalti metalmeccanici – lunedì 27 a stabilire forme e tempi. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy – dove si è tenuto il secondo tavolo nazionale della vertenza conclusosi con una fumata nera – ha messo in campo il credito di imposta per 3 mesi che dovrebbe avere il via libera il 31 nel prossimo consiglio dei ministri. Poi ha chiesto il riavvio degli impianti incalzando l’azienda sulle tariffe energetiche che non sono più quelle elevate registrate lo scorso anno con l’inizio della guerra in Ucraina.
Anche la Regione sarda chiede all’azienda di ripartire, ma le produzioni di piombo continuano a restare ferme anche in attesa delle interlocuzioni con i gestori elettrici per un eventuale accordo bilaterale che possa garantire un prezzo adeguato per un lasso di tempo congruo agli investimenti della multinazionale. Che già a maggio dovrebbe far partire uno studio di fattibilità per un revamping che punta a produrre batterie di ultima generazione. Un piano che non dovrebbe interessare la fonderia di San Gavino, il cui futuro è ancora più incerto.
Ad oggi, con la cassa integrazione avviata e le linee produttive ferme, a rischio ci sono 1450 buste paga tra diretti e indiretti. “Contrariati” i sindacati: “Inaccettabile che la proprietà si aspetti da parte del governo ulteriori risorse pubbliche per ridurre il costo dell’energia, per sostenere gli ammortizzatori sociali, per garantire una ipotetica conversione industriale – dicono Fictem, Femca e Uiltec – La Portovesme Srl può godere di un prezzo accessibile dell’energia, della condizione energetica di interrompibilità, del mantenimento del regime agevolato del credito d’imposta. Il gruppo Glencore Spa e la società controllata in questione non hanno più alibi. Non possono che riprendere l’attività, riattivare la produzione”.
Ma si chiede anche un’assunzione di responsabilità di Governo e Regione sulla questione energetica. Lunedì ennesima assemblea ai cancelli della fabbrica dove la rabbia potrebbe esplodere nuovamente.
(foto ANSA)