
Sul fronte banche centrali, continueranno gli interventi di diversi banchieri, soprattutto Bce
Il dato principale della prossima settimana è sicuramente, venerdì, l’inflazione dell’area euro, attesa in frenata al 7,1%, dal precedente 8,5%, grazie soprattutto alla riduzione dei prezzi energetici, mentre la componente “core” è attesa in leggero rialzo, al livello record del 5,7%, dal 5,6% di gennaio.
I dati dell’inflazione di Spagna e Germania, che verranno diffusi il giorno precedente, faranno da antipasto. Rimanendo in area euro da monitorare anche l’indice Ifo, sulla fiducia degli imprenditori tedeschi.
Negli Usa il dato più importante sarà quello di martedì sulla fiducia dei consumatori, attesa in calo per il terzo mese consecutivo. Infine, in Cina saranno pubblicati, venerdì, i Pmi manifatturieri e dei servizi, entrambi attesi in rallentamento ma ancora in espansione (oltre 50 punti).
Sul fronte banche centrali, continueranno gli interventi di diversi banchieri, soprattutto Bce, tra i quali ricordiamo la Isabel Schnabel (lunedì) e Christine Lagarde a Firenze (venerdì). Sarà interessante capire se confermeranno l’ammorbidimento delle loro posizioni come recentemente emerso dalle dichiarazioni di alcuni membri falchi del Consiglio (Knot e Wunsch).
Per la Fed interverranno diversi membri votanti (Jefferson, Barkin, Williams e Waller) che potrebbero dare spunti interessanti sulla loro posizione all’interno del board, dopo che nell’ultimo Fomc è stata considerata anche la possibilità di una pausa nei rialzi in seguito alle turbolenze che stanno interessando il settore bancario.
Tra gli altri Istituti, giovedì sono in programma le riunioni delle banche centrali messicana e sudafricana attese, entrambe in rialzo di 25 punti base.
“La prossima settimana – commenta Vincenzo Bova, senior analist di Mts Capitalservices – mi aspetto che i mercati azionari fluttuino meno e puntino ad assestarsi, dopo la volatilita’ delle ultime due ottave. Penso che le Borse cercheranno di trovare un equilibrio e che anche i rendimenti sui Treasury, se la situazione sui mercati si stabilizzerà un po’, dovrebbero tornare a risalire, dopo i recenti cali. La paura per Deutsche Bank venerdì ha messo in allarme le banche tedesche, ma direi che il fine settimana passato era critico, mentre questo è più tranquillo, non c’è la stessa urgenza che c’era con Credit Suisse. La banca svizzera era sull’orlo del fallimento, le banche tedesche non lo sono”.
Intanto venerdì la segretaria al Tesoro, Janet Yellen ha riunito in videoconferenza, a porte chiuse, il Financial Stability Oversight, che comprende i capi della Federal Reserve, della Federal Deposit Insurance Corp (Fdic), dell’Office of the Comptroller of the Currency, della Securities and Exchange Commission e di altre agenzie di regolamentazione, mentre i mercati continuavano a oscillare e ha cercato di rassicurarli.
“Il Consiglio ha discusso le attuali condizioni nel settore bancario e ha osservato che mentre alcune istituzioni sono state sottoposte a stress, il sistema bancario statunitense rimane solido e resiliente”, ha affermato il Tesoro in una nota.
Tuttavia i banchieri Usa non hanno mai sentito dalla Yellen quello che veramente desideravano e cioè che il governo garantisse tutti i 19.200 miliardi di dollari di depositi bancari statunitensi fino a quando la crisi bancaria scoppiata due settimane fa non si fosse calmata.
Yellen ha ripetutamente affermato che gli Stati Uniti salvaguarderanno i depositi, ma si è fermata prima di una garanzia globale, che assicurerebbe i saldi dei conti di qualsiasi dimensione, compresi quelli al di sopra dell’attuale limite di 250.000 dollari.
“Una parola di Janet Yellen in questo senso calmerebbe veramente I mercati” dice Bova. “L’assicurazione del governo sui depositi della banche fallite gia’ c’e’ – aggiunge – il problema e’ che serve invece una misura preventiva anche sulle altre, soprattutto le piccole banche, che rischiano grosso se inizia la corsa al ritiro dei depositi”.
Il colosso tedesco Deutsche Bank finisce invischiato nelle turbolenze bancarie e costringe il cancelliere tedesco, Olaf Scholz a intervenire per rassicurare i mercati. “Non c’è ragione di inquietarsi per Deutsche Bank” dice Scholz al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, “è una banca molto profittevole” e “ha radicalmente modernizzato il suo modello di business”. “Il sistema bancario in Europa è stabile”, assicura.
Anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, da Bruxelles, ribadisce la solidità del sistema bancario della zona euro al Consiglio europeo. “Il settore bancario della zona euro è resiliente perché ha posizioni solide in termini di capitale e liquidità”, sottolinea Lagarde.
Il titolo di Deutsche è crollato del 14% venerdì, dopo che i cds della banca, che hanno la funzione di trasferire il rischio di credito, permettendo di coprirsi dall’eventuale insolvenza di una società, sono saliti oltre i 200 punti base, il massimo dall’inizio del 2019, da 142 punti base di solo due giorni fa. La banca tedesca ha anche annunciato il rimborso di 1,5 miliardi di dollari di bond subordinati Tier 2 con scadenza 2028. Deutsche Bank aveva già emesso nuove obbligazioni simili a febbraio, destinate a sostituire quelle che ora sta rimborsando.
Ad alimentare le preoccupazioni circa la capacità del settore di ripagare il debito subordinato, anche l’annuncio dell’istituto tedesco Deutsche Pfandbriefbank che ha deciso di non richiamare il proprio bond AT1 da 300 milioni di euro. Questo ha minato la fiducia del mercato, svalutatosi fortemente dopo l’azzeramento dei 16 miliardi di AT1 di Credit Suisse, come dimostra anche l’impennata dei cds sulle banche europee.
Il tonfo della banca tedesca si ripercuote sull’indice Stoxx 600 delle banche europee, che non include le azioni dei due istituti svizzeri, il quale ha vissuto una delle settimane di trading più volatili dell’ultimo anno. E al momento cede circa il 3%. Tra i maggiori ribassi del settore, Commerzbank, rivale di Deutsche Bank, che a Francoforte lascia sul terreno il 7% e a, Parigi Bnp Paribas (-5,65%) e Credit Agricole (-2,37%). A Londra, Barclays e Hsbc Holdings perdono rispettivamente il 5,65% e il 3,25%.
In sofferenza a Milano i ‘big’, con Intesa Sanpaolo e Unicredit che arretrano rispettivamente il 2,87% e il 4,41%. Quest’anno il titolo di Deutsche ha perso piu’ di un quinto del suo valore per i timori degli investitori per il rapido aumento dei tassi e per l’instabilita’ finanziaria globale.
La crisi della Silicon Valley Bank e il crollo del Credit Suisse hanno reso la situazione ancora più tesa, anche se per gli analisti Deutsche resta una banca solida, che, pur avendo subito scandali e polemiche, non ha niente a che vedere con le difficoltà in cui versava il Credit Suisse.
(foto SHUTTERSTOCK)