
L’incriminazione è senza precedenti per un ex presidente degli Stati Uniti: nessuno sa bene se Trump dovrà essere davvero arrestato, come da procedura, e ammanettato, come chiede qualcuno
Donald Trump sta studiando le prossime mosse, dopo essere stato incriminato venerdì per il pagamento in nero a una pornostar, che aveva minacciato di rivelare, nel 2016, la loro breve relazione.
L’incriminazione senza precedenti per un ex presidente degli Stati Uniti ha messo questa storia giudiziaria in un terreno incerto: nessuno sa bene se Trump dovrà essere davvero arrestato, come da procedura, e ammanettato, come chiede qualcuno.
Considerato che il tycoon gode del servizio di sicurezza assegnato a ogni ex presidente, non sarebbe pensabile immaginare che venga tenuto ammanettato. Questa possibilità viene considerata un controsenso.
Lo stesso avvocato di Trump, Joe Tacopina (nella foto), ha escluso che vengano usate le manette e detto che ci sono “zero chance” di chiedere un patteggiamento.
In attesa di conoscere la natura dei trenta capi di imputazione che dovrebbero essere contestati all’ex presidente, nessuno sembra in grado di prevedere come finirà.
Da ambienti giudiziari è emerso oggi che Trump dovrà presentarsi martedì pomeriggio, dopo le 14,15, alla corte del tribunale di Lower Manhattan. Al momento è l’unico riferimento temporale dato per certo, ma non e’ escluso che possa cambiare l’orario. Il giorno dopo l’incriminazione votata dal gran giurì del Tribunale di New York, un organo indipendente da giudice e procura formato da ventitrè cittadini estratti a sorte, i Repubblicani hanno continuato ad attaccare il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg.
Il senatore Lindsey Graham, che in passato aveva accusato Bragg di essere troppo permissivo con i piccoli reati, oggi ha rincarato la dose, usando l’ironia: “Un modo per evitare a Trump di essere arrestato c’è: basta che rompa una finestra o aggredisca un poliziotto, e sarà subito rimesso in libertà”.
L’altro big del Senato, Mitch McConnell, che per due volte aveva votato contro l’impeachment del tycoon, stavolta non ha preso posizione ufficiale sull’incriminazione.
Un silenzio che Trump non deve aver gradito, ma di cui non può essere sorpreso: tra lui e McConnell da tempo i rapporti sono freddi.
Nel frattempo a Mar-a-Lago, Florida, il resort dove Trump vive, la tensione si è allentata. Non c’è più il dispiegamento di polizia nell’area per evitare scontri. Tolti dieci residenti, in gran parte anziani, che avevano esposto bandiere e cartelli a sostegno di Trump, non c’è più nessuno per strada.
Resta l’attesa per l’appuntamento di martedì e per quello che significherà per l’ex presidente e per la futura campagna elettorale.
La figlia, Ivanka, dopo ore di silenzio, ha fatto una dichiarazione su Instagram, in cui ha detto: “Amo mio padre e amo il mio Paese. Oggi sono in pena per entrambi. Apprezzo le voci arrivate da tutto lo spettro politico che hanno espresso sostegno e preoccupazione”.
Il marito, Jared Kushner, ex consigliere di Trump, ha commentato: “Da americani è veramente preoccupante vedere il leader del partito di opposizione venire incriminato”. “Penso – ha aggiunto – che questo mostri ovviamente la paura che i Democratici hanno di Trump e della forza politica che ha”.
I fratelli di Ivanka hanno usato toni molto più definitivi. Donald Trump Jr. ha paragonato il voto del gran giurì ai regimi di “Mao, Stalin e Pol Pot”. Eric ha scritto su Twitter che si tratta di una “persecuzione da terzo mondo”.