
Oltre il 68% degli intervistati chiede un incremento delle misure di supporto psicologico
Secondo i dati presenti nel 6° rapporto Censis-Eudaimon meno del 20% degli occupati (il 19,8% degli occupati) conosce gli strumenti welfare. Da qui la consapevolezza di una prima certezza, quella di una corretta informazione visto che il 45% ha dichiarato di avere soltanto una conoscenza generica degli strumenti messi a disposizione e il 35,1% non ne ha la minima conoscenza.
Chiaro, invece, il campo nel quale il sostegno del welfare è più richiesto: per il 79,2% degli intervistati il welfare dovrebbe offrire strumenti per favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro oppure offrire integrazioni alle spese alimentari (la percentuale in questo caso è molto simile, 79,1%). Allarma, invece quel 68,1% di persone che chiedono misure di supporto psicologico.
Come dichiarato da Alberto Perfumo, fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon «Il welfare aziendale è un insieme composito di dispositivi d’integrazione al reddito e ai consumi e di soluzioni di welfare propriamente detto: previdenza, salute, scuola, cura della persona, cultura. È fatto di due dimensioni, che nel tempo hanno avuto ruoli e importanze diverse. L’evoluzione del settore, complici gli ultimi interventi normativi, ha messo in evidenza la componente economica, per cui spesso è diventato una somma, agevolata dal punto di vista fiscale e contributivo, messa di fianco alla retribuzione. Non è tanto una questione di stabilire se ci sia un modo più corretto dell’altro di agire, semmai è opportuno chiarire la distinzione, fatta di obiettivi, scelte e modalità operative, tra i due modelli, in modo tale che possano essere compresi come due cose tanto diverse quanto complementari e potenzialmente coesistenti. »
«Servono entrambe: la prima è la salvaguardia igienica del potere d’acquisto: fornisce risorse ai lavoratori senza sovraccaricare le imprese e sostiene i consumi. La seconda componente del welfare, quella della soluzione-servizio, è quella che fa sentire la presenza dell’azienda, è quella che motiva e attrae. Non sembra più il tempo di sforzarsi a interpretare i molteplici bisogni delle persone, ma è necessario saper gestire ogni sottile diversità con un welfare che includa tutti: non potendo soddisfare ogni bisogno, l’azienda può offrire a tutti canali di accesso e opportunità. Da qui, l’opportunità per l’azienda di assumere un nuovo ruolo, quello basato sull’offerta di strumenti in grado di abilitare le persone e metterle nelle condizioni di interpretare da sole le proprie esigenze, qualunque esse siano. Parliamo di un welfare inclusivo e abilitante».
FOTO:ANSA/STRINGER