
Nel biennio 2020-2021 le imprese zombie risanate sono più di 40 mila
In Italia sono oltre 23 mila le imprese cosiddette zombie, cioè aziende che non sono in grado di operare secondo le normali condizioni di mercato perché fortemente indebitate e incapaci di ripagare gli interessi sul debito attraversi i propri utili e tenute quindi “artificialmente” in vita tramite prestiti e sussidi. È quanto rilevato da Cerved, la tech company che aiuta il Sistema Paese a proteggersi dal rischio, secondo cui nel biennio 2020-21 più di 40.000 si sono risanate.
In particolare a ricevere finanziamenti è stato il 28,8% delle aziende considerate zombie nel 2019 e ben il 69,6% di esse (contro il 43,1% di quelle non finanziate) è riuscito a rimettersi in sesto grazie a 3,1 miliardi di euro di sovvenzioni. Tuttavia lo studio ha evidenziato che il restante 30,4% è uscito dal mercato o è tuttora zombie, portando con sé 1,3 miliardi di finanziamenti andati perduti.
L’Italia è uno dei Paesi OCSE a più alta incidenza di imprese zombie, più che dimezzate a partire dalla crisi del 2012 ma di nuovo cresciute nel 2020 a causa della pandemia, quando il forte aumento delle aziende a rischio ha richiesto misure di sostegno che hanno mantenuto sul mercato realtà molto fragili finanziariamente. L’inflazione, il rincaro dei prezzi energetici e gli alti tassi hanno ultimamente complicato le cose.
Lavorazione dei metalli, logistica e trasporti, chimica e farmaceutica, servizi assicurativi, finanziari e non finanziari, largo consumo, elettromeccanica e sistema casa si rivelano i comparti con la più alta percentuale di aziende zombie risanate sul totale del 2019 (tra 60,2% e 52,7%), mentre quelli dove le imprese riscontrano più difficolta a rientrare a pieno titolo nel mercato sono sistema moda, mezzi di trasporto, costruzioni, carburanti, energia e utility, elettrotecnica e informatica (tra 43,5% e 47,9%).
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