Sarà il primo dell’esecutivo Meloni. Attesa per la partite delle nomine e il disegno di Legge Borsa
Il 2023 si dovrebbe concludere in crescita dello 0,9% e con un deficit tendenziale al 4,3%. E’ quanto ritiene il Governo che domani porterà in Consiglio dei ministri il documento di economia e finanza, il primo dell’era Meloni. Il Def ha un valore rilevante, in quanto è la base “macro” sulla quale poi, dopo i successivi aggiornamenti (la Nadef), si imposterà la prossima manovra di bilancio. I rischi per la crescita sono sempre gli stessi: l’inflazione alta “importata” con i prezzi petroliferi innanzitutto.
Oltre al Def il Consiglio dei ministri di domani darà inoltre il via libera al disegno di legge Borsa, che in 22 articoli riforma il mercato dei capitali.
Un’altra incognita è il Pnrr con il decreto atteso mercoledì in Senato. Questo anche mentre in Ue ci si prepara a rimettere in moto il Patto di Stabilità e Crescita sospeso durante la pandemia con alcuni (la Germania) che chiedono un intervento sul debito decisamente forte: l’1% di rientro annuo contro lo 0,5 ipotizzato da Bruxelles. Un impegno che per i Paesi ad alto debito come l’Italia sarebbe decisamente gravoso.
Altra incognita sono le politiche monetarie delle banche centrali decisamente restrittive proprio per contenere i prezzi. Su questo una proiezione più puntuale è attesa in settimana quando l’Fmi fornirà le nuove stime macro di primavera. La crescita mondiale è vista attualmente in decelerazione al 3%.
L’agenda del governo della prossima settimana include però anche la partita delle nomine. Tra domani e giovedì l’esecutivo dovrà trovare la quadra sui rinnovi delle partecipate pubbliche in vista della tornata di assemblee che si celebrerà nella prima decina di maggio. La prima assemblea, quella di Mps, è convocata per il 20 aprile. Seguiranno Rai Way (27 aprile), Enav (28), doppia convocazione per quella di Leonardo (2 e 10 maggio), quindi Poste (8), Terna (unica convocazione 8/15 maggio), concludono Enel ed Eni, entrambe il 10 del mese prossimo.
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