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Economia

Fmi: economia mondiale al ribasso. Germania in recessione

Giulia Guidi
11 Aprile 2023
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L’attuale outlook è influenzato dalle politiche restrittive necessarie per far scendere l’inflazione, dal recente peggioramento delle condizioni finanziarie, dalla guerra in corso in Ucraina Il Fondo monetario internazionale ha rivisto […]

L’attuale outlook è influenzato dalle politiche restrittive necessarie per far scendere l’inflazione, dal recente peggioramento delle condizioni finanziarie, dalla guerra in corso in Ucraina

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto in ribasso la sua stima sull’economia mondiale per il 2023 e il 2024.

Secondo l’aggiornamento trimestrale del World Economic Outlook, la crescita globale rallenterà dal +3,4% del 2022 al 2,8% nel 2023, per poi risalire al 3% nel 2024. Entrambe le previsioni sono state riviste in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a quelle di tre mesi fa.

Nel medio periodo è prevista una crescita annuale del 3%, la più bassa in decenni. Se all’inizio del 2023 “c’erano i segnali di un possibile atterraggio morbido per l’economia mondiale”, ora questi “si sono affievoliti a causa di un’alta inflazione persistente e dei recenti trambusti nel settore finanziario”.

Per le economie avanzate, il rallentamento sarà più pronunciato, dal 2,7% del 2022 all’1,3% nel 2023 (dal precedente 1,2%) e all’1,4% (stima confermata) nel 2024.

L’attuale outlook è influenzato dalle politiche restrittive necessarie per far scendere l’inflazione, dal recente peggioramento delle condizioni finanziarie, dalla guerra in corso in Ucraina e dalla crescente frammentazione geoeconomica, secondo quanto si legge nel rapporto.

I rischi per l’outlook sono notevolmente aumentati e “le probabilità di un atterraggio difficile sono aumentate notevolmente”.

La crescita negli Stati Uniti rallenterà dal 2,1% del 2022 all’1,6% nel 2023 e all’1,1% nel 2024 (+0,2 e +0,1 punti rispetto a gennaio).

Nell’area Euro, attesi un rallentamento dal 3,5% del 2022 allo 0,8% nel 2023, poi una crescita dell’1,4% nel 2024 (+0,1 e -0,2 punti rispetto a ottobre). Nel Regno Unito, dopo il 4% del 2022, prevista una contrazione dello 0,3% nel 2023 (dato rivisto dal -0,6% di gennaio), mentre la previsione per il 2024 è stata rivista dallo 0,9% all’1%.

Per la Cina, dopo il 3% del 2022, previsto un 5,2% nel 2023 (invariato) e un 4,5% nel 2024 (invariato). I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, dopo il 4% del 2022, sono attesi in crescita del 3,9% quest’anno e del 4,2% nel prossimo (-0,1 e +0,0 punti rispetto a gennaio).

L’economia globale si trova ancora una volta in un momento incerto, con gli effetti cumulativi degli shock avversi degli ultimi tre anni – soprattutto la pandemia di coronavirus e l’invasione russa dell’Ucraina – che si stanno manifestando in modi imprevisti.

Alimentata da una forte domanda, dalle persistenti interruzioni sulle catene di approvvigionamento e dall’impennata dei prezzi delle materie prime, l’inflazione ha raggiunto i massimi da decenni in molte economie, nel corso dello scorso anno, inducendo le Banche centrali a una stretta aggressiva per riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2% e tenere le aspettative sull’inflazione ancorate”.

L’aumento rapido nei tassi d’interesse e il previsto rallentamento dell’attività economica per far scendere l’inflazione, insieme alle lacune di regolamentazione e supervisione e la materializzazione dei rischi per le banche, hanno contribuito allo stress generato in parti del sistema finanziario, aumentando i timori per la stabilità finanziaria, si legge nel capitolo 1, intitolato “Una ripresa difficile”.

L’inflazione globale è prevista in calo dall’8,7% del 2022 al 7% nel 2023, grazie al calo dei prezzi delle materie prime, ma l’inflazione ‘core’ – quella depurata dai prezzi di energia e prodotti alimentari – “rallenterà probabilmente in modo più lento”. Tre mesi fa, le previsioni per il 2023 erano per un’inflazione al 6,6%.

Nelle economie avanzate, l’inflazione è attesa in calo dall’8,5% del 2022 al 5,6% nel 2023 (+1 punto percentuale rispetto a gennaio) e al 3% nel 2024 (+0,4 punti percentuali). L’inflazione – si legge nel rapporto – non tornerà in linea con l’obiettivo del 2% prima del 2025, nella maggior parte dei casi.

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto in rialzo la stima per il Pil 2023 degli Stati Uniti dall’1,4% di tre mesi fa alL’1,6%, dopo il 2,1% del 2022, rivedendo in rialzo anche la previsione per il 2024 dall’1% di gennaio all’1,1%. È

L’inflazione è prevista in calo dall’8% del 2022 al 4,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. La disoccupazione è prevista in rialzo dal 3,6% del 2022 al 3,8% nel 2023 e al 4,9% nel 2024.

La crescita economica nell’area Euro è prevista in rallentamento dal 3,5% del 2022 allo 0,8% nel 2023, secondo le nuove previsioni. A risaltare è il dato sulla Germania, per cui ora è prevista una recessione (-0,1%); nella precedente stima per il 2023, previsto un +0,7% per l’area Euro e un +0,1% per la Germania. Per il 2024, prevista una crescita dell’1,4% per l’area Euro, un dato in calo dall’1,6% della previsione di gennaio; per la Germania, la crescita per il 2024 è stata rivista da +1,4% a +1,1%. Per la Francia, previsti un +0,7% nel 2023 e un +1,3% nel 2024 (+0,0 e -0,3 punti rispetto a gennaio). Per la Spagna, rispettivamente, un +1,5% e un +2% (+0,4 e -0,4 punti rispetto a gennaio).

“I fallimenti inattesi di due banche regionali negli Stati Uniti (Silicon Valley Bank e Signature Bank, ndr) e il crollo della fiducia in Credit Suisse – una banca rilevante nel mondo – hanno creato turbolenze sui mercati finanziari, con i depositanti e gli investitori intenti a rivalutare le sicurezza delle loro proprietà e a spostarle da istituzioni e investimenti percepiti come vulnerabili” si legge.

“La perdita di fiducia in Credit Suisse ha avuto come risultato un’acquisizione mediata. I titoli delle banche hanno subito una pressione estrema e, nonostante le decise azioni di sostegno al settore bancario, molti depositanti e investitori sono diventati molto sensibili a qualsiasi novità, vista la difficoltà di percepire l’ampiezza delle vulnerabilità delle banche e delle istituzioni finanziarie non bancarie e le loro implicazioni nel probabile percorso di breve periodo dell’economia”.

LEGGI ANCHE Fmi: quanto crescerà l’economia nei prossimi 5 anni

(Foto SHUTTERSTOCK)

  • fmi
  • inflazione

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