Emerge dal rapporto sulla sostenibilità del debito pubblicato dalla Commissione europea
Nove stati Ue membri risultano ad alto rischio per la sostenibilità di bilancio a medio termine: Belgio, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Portogallo e Slovacchia.
È quanto emerge dal rapporto sulla sostenibilità del debito pubblicato dalla Commissione europea.
La classificazione di alto rischio è determinata principalmente da rapporti di indebitamento elevati e/o in aumento nello scenario di base: ciò riguarda Belgio, Grecia, Francia, Italia e Portogallo. Poi dall’elevata incertezza delle proiezioni di base (Slovacchia) e dalla vulnerabilità a ipotesi più avverse (Spagna, Croazia e Ungheria).
Inoltre, il fabbisogno di finanziamento previsto suggerisce che anche i paesi con i rapporti debito/pil più elevati “potrebbero essere esposti a problemi di liquidità”.
Anche nel rapporto sul 2021 l’Italia era classificata nella stessa posizione. Per quanto concerne il rischio a beve termine, il rischio di sostenibilità per l’Italia è considerato basso (come nel precedente rapporto).
Per quanto riguarda il lungo termine, dodici stati membri affrontano rischi medi per la sostenibilità di bilancio: Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Italia (l’anno scorso era considerata ad alto rischio), Austria, Polonia, Romania e Finlandia. Il fattore determinante alla base di questa valutazione del rischio è generalmente l’indicatore S2, che riflette gli aumenti previsti dei costi di invecchiamento (componente maggiore in Cechia, Germania, Irlanda, Austria e Finlandia) e/o una posizione di bilancio iniziale sfavorevole (componente maggiore in Bulgaria, Croazia, Polonia e Romania).
Solo nei casi di Spagna, Francia e Italia, la classificazione complessiva del rischio è guidata dall’indicatore (S1) che misura lo sforzo di bilancio necessario per portare il debito al 60% del pil entro il 2070. Si tratta di uno sforzo di bilancio “significativo, superiore a 2 punti percentuali del pil” all’anno.
L’analisi sulla sostenibilità del debito pubblico riveste un ruolo rilevante nella supervisione Ue delle finanze pubbliche e costituisce uno degli aspetti più controversi del negoziato per la riforma delle regole di bilancio. A breve termine i rischi per la sostenibilità di bilancio sono diminuiti in particolare grazie alla robusta crescita nel 2022 essendo “complessivamente bassi (come in Italia) in tutti gli stati membri, nonostante alcune vulnerabilità”.
Nel rapporto comunitario viene indicato che I rischi per la sostenibilità di bilancio a medio termine sono medi in 10 Stati membri: Cechia, Germania, Cipro, Malta, Olanda, Austria, Polonia, Romania, Slovenia e Finlandia. In Cechia, si prevede che il debito sarà in aumento rimanendo al di sotto del 60% del pil. Anche in Germania, Malta, Olanda, Polonia, Romania e Slovenia il debito è in aumento e secondo le proiezioni dovrebbe superare il 60% del pil sia a politiche invariate sia in alcuni scenari alternativi. Negli altri otto Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Svezia), i rischi per la sostenibilità di bilancio a medio termine sono bassi.
Nel rapporto viene ricordata la proposta di massima avanzata dalla Commissione per la riforma delle regole di bilancio che prevede di passare a un quadro di sorveglianza più basato sul rischio che ponga al centro la sostenibilità del debito e distingua tra gli stati membri in base alle sfide della sostenibilità di bilancio a medio termine. Si tratta di un punto rilevante: per esempio l’Italia non è d’accordo a centrare la massima attenzione sulla posizione nelle varie categorie perché avrebbe inevitabilmente un’influenza decisiva sulle condizioni di finanziamento del debito pubblico. La traiettoria tecnica del debito/pil nel tempo stabilita per le correzioni dei conti pubblici si basa, appunto, sull’analisi della sostenibilità del debito.
Nel rapporto di Bruxelles viene ribadito che “i piani strutturali di bilancio nazionali a medio termine per gli stati membri con problemi di debito pubblico sostanziali o moderati dovrebbero garantire che il debito segua un percorso plausibilmente discendente o rimanga a livelli prudenti e che il disavanzo rimanga credibilmente al di sotto del valore di riferimento del 3% del pil nel medio termine. E dovrebbero delineare il percorso di bilancio a medio termine, insieme agli impegni di riforma e investimento”.
Il contesto economico non è particolarmente favorevole. La Commissione ricorda che “in risposta alle crescenti pressioni inflazionistiche, le banche centrali hanno inasprito le loro politiche monetarie. Si prevede che la Bcee la maggior parte delle banche centrali degli stati membri non appartenenti all’area dell’euro continueranno ad aumentare i tassi ufficiali per tutto il 2023. I tassi a breve termine dovrebbero pertanto continuare ad aumentare nell’orizzonte di previsione.
I tassi reali a lungo termine della maggior parte degli stati membri sono ampiamente in territorio positivo. Gli spread dei titoli di stato rispetto al benchmark del Bund tedesco si sono ampliati dalla metà del 2022”.
Inoltre “l’incertezza sulle prospettive economiche è alta. Il più grande rischio al ribasso della crescita deriva dall’evoluzione sfavorevole del mercato del gas e dal rischio di carenze negli approvvigionamenti. Inoltre, la Ue rimane esposta a ulteriori choc da altri mercati delle materie prime a causa delle tensioni geopolitiche. Pressioni inflazionistiche più persistenti e un potenziale aggiustamento disordinato dei mercati finanziari globali al nuovo contesto di tassi di interesse più elevati sono ulteriori fattori di rischio, che potrebbero anche complicare la definizione di un’adeguata combinazione di politiche di bilancio e monetarie”.
(foto ANSA)