
Il prezzo del grano duro scende, quello della pasta sale. Il problema? Forse i costi di imballaggi e trasporti. Intanto le famiglie italiane pagano
Da un lato il Codacons che studia l’esposto all’Antitrust dall’altra la Coldiretti che ricorda che nell’ultimo anno, il prezzo del grano riconosciuto ai coltivatori è sceso di quasi il 30%, al centro le famiglie italiane che, secondo dati di Assoutenti, si sono trovate a pagare la pasta circa 2 euro al chilo. Per la precisione, nella mappa delle città d’Italia, Cosenza è la più economica (1,48 euro al chilo) seguita da Palermo e Siracusa (1,50) mentre i rincari più pesanti si sono visti in Toscana (Siena),
Unica cosa certa è che, con queste premesse, la guerra all’inflazione diventa sempre più difficile Secondo quanto dichiarato dall’Unione italiana consumatori, da giugno 2021 a oggi, il prezzo al chilo della pasta ha registrato un 37%. Troppo visto che il livello è ben oltre la soglia dell’inflazione, da qui il possibile esposto all’Antitrust. Gli risponde la Coldiretti citando dati Istat Coeweb secondo cui il grano duro, invece, è stato pagato il 30% in meno a chi lo produce, sempre nell’ultimo anno.
Si difendono anche gli industriali che ricordano che a «determinare il prezzo del grano duro è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali». Dove si trova, dunque, il problema? Con ogni probabilità è nel mezzo, ovvero nella filiera produttiva che vede l’impiego di risorse come carta e plastica per gli imballaggi e, soprattutto, carburante per i trasporti. E a pagare è sempre l’ultimo anello della catena che, in questo caso, sono i consumatori.
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