Nel rapporto “World Development – Migration” l’istituto di Washington osserva come “i cambiamenti demografici hanno intensificato la concorrenza a livello globale per i lavoratori e i talenti”
L’immigrazione diventerà una necessità economica per i paesi più ricchi alle prese con l’invecchiamento della popolazione: se vorranno mantenere la crescita e onorare gli impegni sociali con i più anziani avranno bisogno di lavoratori stranieri.
Di fronte al cambiamento demografico – afferma la Banca Mondiale – “nel prossimo decennio tutti i paesi troveranno l’immigrazione sempre più necessaria” e questo richiederà politiche adeguate per attrarre talenti. Gli approcci variegati finora usati a livello globale hanno creato “ampie inefficienze e opportunità perse” e per questo dovrebbero essere ricalibrati.
Nel rapporto “World Development – Migration” l’istituto di Washington osserva come “i cambiamenti demografici hanno intensificato la concorrenza a livello globale per i lavoratori e i talenti”. E porta ad esempio il caso di Italia, Messico e Nigeria che, con le loro forze demografiche divergenti, sono un esempio delle tendenze a livello globale.
Per il Belpaese la Banca Mondiale prevede un dimezzamento della popolazione a 32 milioni di abitanti nel 2100 e osserva un forte calo del tasso di fertilità, oltre a notare come la quota degli over 50 è più che raddoppiata, dal 21,5% del 1950 al 46,7% del 2022.
L’Italia – spiega l’istituto – potrebbe aumentare la partecipazione delle donne alla forza lavoro per far fronte ai suoi bisogni. Ma – aggiunge la Banca Mondiale in via generale – “i cambiamenti tecnologici, una più alta partecipazione alla forza lavoro, politiche per la natalità e riforme delle pensioni” sono “spesso non sufficienti per i paesi a alto e medio reddito”.
Sul fronte delle politiche sulla natalità la Banca Mondiale espone dei dubbi: “hanno un impatto relativamente limitato nei paesi” e difficilmente riuscirebbero a invertire “a breve” il trend in atto del calo demografico. Da qui l’esempio dell’Italia, dove ci sono “2,4 milioni di bambine sotto i nove anni di età. Ognuna di queste bimbe dovrebbe avere 3,3 figli se si volesse avere una generazione grande come quella dei loro genitori”, spiega la Banca Mondiale precisando che per l’Italia si tratterebbe di un forte aumento del tasso di fertilità rispetto al livello attuale.
“La migrazione può essere una potente forza di prosperità e sviluppo. Quando è ben gestita può offrire benefici per tutti“, è quindi il messaggio lanciato da Axel von Trotsenburg, senior managing director della Banca Mondiale, secondo la quale i paesi più poveri dovrebbero rendere l’emigrazione parte del loro sviluppo strategico. E i paesi che ricevono i migranti dovrebbero presentarsi come partner per aiutare l’addestramento, ma anche per costruire il consenso politico sul ruolo dei migranti.