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Fisco

Quanto aumentano le tasse e quanto gli stipendi?

Giulia Guidi
25 Aprile 2023
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Il Belgio è al top per il peso di imposte e contributi sul lavoro con il 53% (+0,65 punti), seguito dalla Germania (47,8%, -0,3 punti), dalla Francia (47%, +0,14 p) […]

Il Belgio è al top per il peso di imposte e contributi sul lavoro con il 53% (+0,65 punti), seguito dalla Germania (47,8%, -0,3 punti), dalla Francia (47%, +0,14 p) e dall’Austria (46,8%, -1 punto). L’Italia si conferma al quinto posto

Il prelievo fiscale effettivo sui salari è aumentato nel 2022, mentre nel contempo le retribuzioni reali sono diminuite a causa dell’inflazione.

Il rapporto annuale “Taxing Wages” dell’Ocse fotografa l’incidenza di tasse e contributi sociali sul costo del lavoro nei 38 Paesi industrializzati, sottolineando “l’importanza di politiche che mitighino il drenaggio fiscale, ovvero il fenomeno che provoca un aumento del carico fiscale a causa dell’incompleto adattamento dei parametri del sistema di tassazione all’inflazione”, che è salita ai livelli più alti dal 1988.

Lo scorso anno il cuneo fiscale medio dell’area Ocse per il lavoratore single risulta sostanzialmente invariato al 34,6% (+0,04 punti), quale risultato dell’aumento registrato in 23 Paesi, del calo in undici e dei livelli invariati in altri quattro. Il Belgio è al top per il peso di imposte e contributi sul lavoro con il 53% (+0,65 punti), seguito dalla Germania (47,8%, -0,3 punti), dalla Francia (47%, +0,14 p) e dall’Austria (46,8%, -1 punto). L’Italia si conferma al quinto posto con il 45,9%, ma con mezzo punto in più rispetto al 2021.

La Spagna è 39,5%, Norvegia, Olanda, Danimarca e Irlanda attorno al 35%, il Regno Unito al 31,5%, gli Usa al 30,5% (+2,2 punti). I Paesi con il fisco più leggero sui salari sono la Svizzera (23,4%), il Messico (20,4%), la Nuova Zelanda (20,1%) e il Cile (7%), fino ad arrivare alla Colombia, che per la particolare struttura del suo sistema si conferma a zero.

In quasi tutti i Paesi in cui il cuneo è aumentato, l’incremento deriva dalla maggiore imposta sui redditi personali, che in alcuni casi è il risultato dell’interazione tra salari nominali più alti con il sistema di imposizione progressivo e in altri, come negli Usa, anche del venire meno di agevolazioni introdotte durante la pandemia del Covid.

Nel caso dell’Italia, incide in effetti un aumento di 1,07 punti della tassazione sul reddito, in parte compensato dal calo di 0,61 punti dei contributi a carico del lavoratore. In tema di salari lordi, l’Italia è accreditata di un aumento del 5,7% a 33.855 euro, ma con un’inflazione all’8,1% il salario lordo reale è in calo del 2,2% e in più c’e’ l’aumento dell’imposta sul reddito. Sono per altro 35 su 38 i Paesi industrializzati che hanno visto un calo dei salari reali a causa dell’inflazione.

Andata peggio soprattutto ai lavoratori dell’Estonia, che hanno accusato una riduzione reale del 10% a causa del caro-vita, dell’Olanda (-8,6%) e della Turchia( -8,8%), dell’Olanda (-8,3%) e anche dell’Australia (-4,6%) e dell’Austria (-3,8%).

Nel caso della Turchia, per altro, i salari nominali sono aumentati di quasi il 58% nel 2022 e le tasse sul reddito sono state tagliate, ma l’inflazione ha superato il 73%. Passando alla famiglia monoreddito con due figli, il cuneo fiscale si assottiglia nell’Ocse al 25,6% (contro il 34,6% del single). L’Italia si conferma ben sopra la media con il 34,9%, la quarta incidenza più alta tra i Paesi industrializzati, comunque in miglioramento dal 35,8% del 2021 (e soprattutto dal 39% del 2019).

Nel caso della famiglia con due salari e due figli, la media Ocse è del 29,4% e l’Italia, pur restando tra i Paesi con il fisco meno friendly, segna un calo del cuneo di oltre 2 punti al 37,4% dal 39,5% (e dal 41,7% del 2019). In questo caso – come indica l’Ocse – l’imposta sui redditi è aumentata di 2,9 punti percentuali, i contributi a carico del lavoratore sono diminuiti di 0,6 punti, i contributi dal datore di lavoro sono rimasti invariati, ma i cash benefits (ovvero l’Assegno Unico) sono aumentati di 4,4 punti, il dato più alto dell’intera Ocse (dove in media questa voce è calata di 0,4 punti).

Se si considera, infine, il lavoratore single con due figli e con un salario pari a due terzi al salario medio, il cuneo fiscale medio dell’Ocse lo scorso anno è stato del 16,6% (dal 15%), mentre in Italia risulta di quasi 10 punti superiore al 26,1% con ben due punti di aumento rispetto al 2021 e anche superiore al pre-Covid (25,8%), con un’incidenza della tassa sul reddito pari al 12,5% del salario lordo dal 4,8% del 2021 contro una media Ocse del 6%.

Come sottolinea l’Ocse, quella dei lavoratori single a basso reddito e con figli è la categoria che ha accusato l’aumento maggiore del peso del fisco lo scorso anno, in alcuni casi per il venire meno del sostegno anti-pandemia. Resta il fatto che per i più svantaggiati i livelli di tassazione lo scorso anno erano superiori anche a quelli del 2019. Andando più nel dettaglio delle varie categorie, l’incidenza del 45,9% sul costo del lavoro complessivo per un single deriva dalla somma del 15,3% di tassa sul reddito (media Ocse 13%), del 6,6% dei contributi a carico del lavoratore (8,2% Ocse) e del 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (terza aliquota maggiore dell’Ocse a fronte di una media del 13,4%).

Il costo totale del lavoro in Italia nel caso del lavoratore single risulta di 70.393 dollari a parità di potere d’acquisto ed è al quindicesimo sui 38 Paesi dell’area, nella graduatoria capeggiata in questo caso dalla Svizzera con 100.655 dollari, davanti al Belgio e al Lussemburgo (oltre 94mila). La Germania si posiziona a 94mila, seguita dall’Austria con 88.500. La Francia è poco sopra 81mila.

Gli Usa sono alle spalle dell’Italia con 70.200 dollari. Se invece si prende in esame – sempre nel caso del nostro single – il salario lordo, ovvero quello che si vede in busta-paga e non include i contributi pagati dal datore di lavoro, l’Italia con un prelievo è del 28,8% è 20esima nell’Ocse a fronte di una media del 24,7%, con un totale annuo di 53.500 dollari a parità di potere d’acquisto, un po’ sopra la media (52.200 dollari).

La Svizzera svetta anche in questo caso con 94.600 dollari e un prelievo tra imposta sul reddito e contributi a carico del lavoratore del 18,5%. Nel caso della famiglia con due percettori di reddito oltre a due figli, le entrate salariali annuali in Italia sono pari a 89.300 dollari a parità di potere d’acquisto.

La Confederazione Elvetica conferma il primato con quasi 158mila dollari, davanti a Lussemburgo (138mila), Olanda (128mila) e Germania (125.500). Tirando le somme, il lavoratore single e senza figli italiano, nel 2021 (ultimi dati disponibili) ha portato a casa un salario netto di 35.148 dollari (media Ocse 36.537) a parità di potere d’acquisto (media Ocse 38.500) a fronte di un costo del lavoro di 64.405 dollari (Ocse 57.300). La coppia con due figli in cui entrano anche due salari ha avuto un reddito netto complessivo di 65.100 dollari (66.600 Ocse) a fronte di un costo del lavoro di 107.600 dollari (media 101mila). Quindi redditi sotto la media in Italia, ma costo del lavoro più alto.

(foto SHUTTERSTOCK)

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  • cuneo fiscale

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