I dati macro sono discordanti: un PMI in calo e un PIL in crescita. Perciò i vertici del partito chiedono di aumentare la domanda interna
L’attività manifatturiera cinese si è inaspettatamente raffreddata ad aprile. I dati ufficiali del settore manifatturiero (PMI) sono scesi a 49,2 punti dai precedenti 51,9 di marzo, rientrando di fatto al di sotto di quella soglia che delinea la crescita dalla contrazione. Di conseguenza quegli stessi numeri hanno aumentato la pressione sui politici che cercano di rilanciare l’economia di una nazione che deve ancora districarsi tra le conseguenze delle chiusure del covid e un settore immobiliare ancora fragile.
Un calo che i vertici cinesi del Politburo avevano già intuito venerdì quando hanno dichiarato che «I driver interni non sono ancora forti e la domanda è ancora insufficiente». Una constatazione che arriva nonostante Pechino abbia registrato una crescita del PIL migliore del previsto (4,5% nel primo trimestre)
Purtroppo, però, il tasso di disoccupazione tra 16 e 24 anni è salito al 19,6% a marzo.
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