
A marzo il listino ha registrato un aumento dei prezzi del 17,5%
La crisi delle materie prime ha portato con sé molte conseguenze, soprattutto sul fronte alimentare. Il primo esempio, per quanto riguarda l’Italia, lo si ha con la pasta che, in queste settimane sta registrando un aumento pressoché verticale: +17,5%. Un aumento che, sottolineano in molti, avviene in un contesto, quello di marzo, in cui il prezzo della materia prima è in calo.
Altre variabili potrebbero essere i costi dell’energia ed altri fattori di produzione. Per questo motivo il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida, riunione prevista per l’11 maggio alle 14.30.
Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Unione italiana food ha commentato «Siamo sempre stati dalla parte dei consumatori e continueremo a farlo. Siamo favorevoli ad azioni volte ad analizzare le dinamiche dei prezzi. Quelle della pasta, come ben noto, dipendono da molti fattori. Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. A ciò si aggiunga il costo della trasformazione in semola, quello energetico, del packaging, della logistica e dei vari passaggi della filiera. C’è da ricordare che la pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi. Ciò premesso, ben vengano le verifiche: i pastai sono aperti a tutti i confronti del caso».
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