Evidente il gap che si sta creando tra la produzione da rinnovabili (in particolare solare e fotovoltaico) italiana e quella dei principali Paesi europei
La domanda di energia elettrica in Italia nel 2021 è stata pari a 319,9 TWh, registrando un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente. Fonte Terna, secondo la quale il fabbisogno di elettricità è stato soddisfatto per l’86,6% da produzione nazionale destinata al consumo, per un valore di 277,1 TWh (+3,0%) e per la quota restante (13,4%) dalle importazioni nette dall’estero per un ammontare di 42,8 TWh, in aumento del 32,9% rispetto al 2020.
Era anche il primo anno post-Covid, si capisce dunque perché le importazioni abbiano un registrato un balzo così consistente, legato appunto a un 6,2% della domanda. L’anno scorso invece – anno sconvolto dalla guerra in Ucraina, dalla siccità e dal caro bollette – la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’86,4% (in leggero calo) con produzione nazionale e per la quota restante (13,6%, in leggero aumento) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero.
Nel dettaglio – sempre dati Terna – la produzione nazionale netta (276,4 miliardi di kWh) è risultata in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2021 con la seguente articolazione per fonti: in crescita le fonti fotovoltaica (+11,8%) e termoelettrica (+6,1%), in flessione le fonti idroelettrica (-37,7%), eolica (-1,8%) e geotermica (-1,6%).
Nel primo trimestre di quest’anno il peso delle importazioni di energia cresce ulteriormente, come fa sapere Edison presentando la sua trimestrale che si è chiusa con un balzo dell’utile e una notevole riduzione dell’indebitamento. Da gennaio a marzo la domanda di energia elettrica in Italia si è attestata a 77,4 TWh segnando un calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2022. In diminuzione tutte le fonti di produzione: la generazione termoelettrica, che resta la prima fonte nazionale, ha segnato la contrazione più marcata (-13,9% a 45,1 TWh da 52,4 TWh nel primo trimestre del 2022), in calo anche quella idroelettrica (-1,5% a 5,7 TWh da 5,8 TWh) mentre quella rinnovabile da eolico e fotovoltaico è sostanzialmente allineata a 12,1 TWh.
Sono invece in crescita di ben il 43,4% le importazioni a 13,7 TWh. Nel complesso, la produzione nazionale ha contribuito per circa l’82,4% della domanda elettrica totale, una percentuale nettamente in calo rispetto ai dati del 2022 e del 2021.
Evidente il gap che si sta creando tra la produzione da rinnovabili (in particolare solare e fotovoltaico) italiana e quella dei principali Paesi europei.
Secondo il centro studi energetico Ember, in base al rapporto European Electricity Review, sole e vento hanno pesato per il 22,28% sul totale della produzione contro il 19,91% del gas nel 2022. Un sorpasso storico che in Italia sembra fantascienza.
La strategia europea legata al Fit for 55 impone però una elettrificazione del sistema economico, che culminerà con la fine del motore endotermico dal 2035.
Elettrificazione che – stante il continuo calo di produzione di energia nazionale – rischia di allontanare l’Italia dall’obiettivo dell’indipendenza energetica, mantenendo così una maggiorazione sui costi per l’elettricità come emerge quotidianamente sui mercati dell’energia: se da inizio maggio il Pun, prezzo unico nazionale, è stato mediamente di 119 euro/Mwh, quello francese (col nucleare) e tedesco (grazie al boom di rinnovabili) è risultato invece di 92 euro per megawattora.
(foto IMAGOECONOMICA)