Tutti gli appuntamenti economici della settimana, tra cui la prima riunione della Boj presieduta da Ueda e la questione default degli Usa
La settimana economica entra nel vivo già lunedì con il dato sulla produzione industriale in Germania a marzo (attesa in calo dopo l’accelerazione di febbraio al +2%), anche se il focus degli investitori e’ la prima lettura dell’inflazione negli Usa ad aprile, in arrivo mercoledì insieme a quella tedesca.
Gli occhi sono anche puntati sulla revisione del rating dell’Italia da parte di Fitch, venerdì. Nel frattempo prosegue la stagione delle trimestrali, in Europa e Oltreoceano.
In agenda lunedì c’è anche un discorso del capo economista della Bce, Philip Lane, oltre ai verbali dell’ultima riunione della Boj – la prima presieduta dal neo-governatore Kazuo Ueda – in cui la banca del Giappone ha mantenuto invariata la politica monetaria ultra-accomodante, ma ha cambiato la sua guidance sul futuro, aumentato le previsioni di inflazione e deciso di condurre una revisione “ad ampia prospettiva” della politica monetaria nel prossimo anno e mezzo. Mercato chiuso nel Regno Unito, in onore dell’incoronazione di Carlo III.
Martedì 9 interviene il presidente della Fed di New York, John Williams, ma l’attesa è soprattutto per l’incontro alla Casa Bianca tra il presidente Biden, lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, e gli altri principali leader repubblicani e democratici del Congresso per discutere del tetto del debito.
Gli Stati Uniti potrebbero trovarsi in default “dal primo giugno” se non si raggiungesse un accordo tra repubblicani e democratici per alzare il tetto del debito, come ha messo in guardia anche il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen.
La scorsa settimana i deputati repubblicani (che hanno la maggioranza alla Camera) hanno approvato un disegno di legge per aumentare il limite del debito che include forti tagli alla spesa dall’assistenza sanitaria per i poveri ai controllori del traffico aereo che non verrà approvato al Senato controllato invece dai democratici.
Biden ha più volte affermato che non negozierà sull’aumento del tetto del debito, ma discuterà dei tagli di bilancio dopo che sarà superato un nuovo limite. Mercoledì gli occhi sono puntati sull’inflazione a stelle e strisce, esattamente una settimana dopo che la Federal Reserve ha alzato i tassi e segnalato una possibile pausa nel ciclo di aumenti.
Visto che il presidente Jerome Powell ha lasciato la porta aperta a un’ulteriore stretta, i dati economici in arrivo saranno particolarmente monitorati.
A marzo, l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è salito meno del previsto, con il dato annuale al 5% contro il 5,2% del consenus e il 6% di febbraio: il livello minimo dal maggio 2021. E l’inflazione a stelle e strisce è andata meglio delle stime anche su base mensile: l’incremento è stato dello 0,1% a fronte del +0,2% atteso dal mercato. Ulteriori prove di un rallentamento dei prezzi al consumo potrebbero rafforzare le aspettative sulla pausa della Fed e infine sul taglio dei tassi di interesse.
Giovedì è la Boe a decidere sui tassi nel Regno Unito, con la consueta conferenza stampa del governatore Andrew Bailey. Nell’ultima riunione la banca centrale ha alzato i tassi di 25 punti base portando il costo del denaro dal 4% al 4,25%, con l’undicesimo incremento consecutivo in 18 mesi, nell’ennesimo tentativo di frenare un’inflazione tornata a correre contro le attese.
Nel comunicato diffuso alla fine del meeting, la Boe ha anche avvertito che “se dovessero emergere prove di pressioni piu’ persistenti, sarebbe necessario un ulteriore inasprimento della politica monetaria”, precisando che il sistema bancario britannico “rimane resistente”.
Venerdì il focus è su Fitch. L’agenzia a fine novembre ha confermato il rating dell’Italia a ‘BBB’ con outlook stabile. In quell’occasione ha ribadito i “fondamentali macroeconomici e fiscali deboli” dell’Italia, “in particolare un debito pubblico molto elevato, una posizione fiscale relativamente accomodante dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica contenuto e, piu’ recentemente, il contesto di rendimenti piu’ elevati che pesano sul rating dell’Italia”.
Il rating tuttavia “è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza alla zona euro, da istituzioni solide rispetto alla media “BBB” e da un Pil pro capite che è più del doppio” rispetto ai peers.
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