
Secondo i dati dell’Abi la dinamica della raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è risultata in calo ad aprile del 2,3% su base annua
Ad aprile 2023, i prestiti a imprese e famiglie sono rimasti invariati rispetto a un anno prima, mentre a marzo avevano registrato un incremento dello 0,4%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti dell’1,0% e alle famiglie erano cresciuti dell’1,9%.
Lo segnala il rapporto mensile Abi pubblicato oggi. Si tratta del terzo calo consecutivo dallo scorso mese di gennaio. Gli impieghi totali hanno registrato, invece, una flessione dello 0,6% mensile, con una contrazione in ulteriore accelerazione rispetto al precedente mese di marzo quando a flessione era stata pari a -0,4 per cento.
Secondo i dati dell’Abi la dinamica della raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è risultata in calo ad aprile del 2,3% su base annua. In dettaglio, i soli depositi, nelle varie forme, sono scesi del 3,7% rispetto a un anno prima, mentre la raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, è cresciuta rispetto ad un anno prima (+10,1%).
La riduzione dei depositi è imputabile prevalentemente alle imprese che avevano registrato tra dicembre 2019 e luglio 2022 un incremento dei depositi di oltre 130 miliardi di euro.
La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente della clientela), rileva un incremento di quasi 188 miliardi tra marzo 2022 e marzo 2023, di cui 108,2 miliardi riconducibili alle famiglie, 27,1 alle imprese e il restante.
Inoltre, nello scorso mese di marzo le banche operanti in Italia detenevano titoli di stato italiani per 388,9 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 372,8 miliardi detenuti a fine 2022.
Infine, nello scorso mese di marzo le sofferenze nette delle banche italiane risultano essere pari a 15,2 miliardi di euro, in aumento di circa 1 miliardo rispetto a dicembre 2022, anche se in lieve calo rispetto a febbraio 2023 (-0,3 miliardi). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 73,6 miliardi. Secondo i dati Abi, il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato allo 0,88% a marzo 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre 2022, all’1,02% di marzo 2022 e al 4,89% a novembre 2015.
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