
L’obiettivo è riportare l’inflazione al 2%. Politica monetaria della Bce incentrata sui dati
Le prospettive di inflazione continuano a essere troppo elevate da troppo tempo: per questo il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse nell’ultima riunione di maggio. E’ quanto si legge nel bollettino economico appena diffuso che non dice nulla di nuovo, ed anzi conferma quanto dichiarato finora dai diversi esponenti dell’istituto di Francoforte. «Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario», si legge ancora. Per orientare la propria politica monetaria la Bce “continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare un livello e una durata della restrizione adeguati“.
Nel report si legge che nell’ultima indagine sul credito bancario gli intermediari dell’area dell’euro hanno riferito un ulteriore notevole inasprimento dei loro criteri di concessione del credito, superiore alle aspettative, e un forte calo della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie, segnalando un perdurante indebolimento della dinamica di questi ultimi.
Sul fronte economico sono persistenti i rischi al ribasso del Pil per quanto riguarda i prossimi mesi “collegati alle rinnovate e persistenti tensioni nei mercati finanziari, nonché alla guerra russa contro l’Ucraina. Tuttavia un durevole riassorbimento dei passati shock avversi dal lato dell’offerta, unitamente a una protratta tenuta del mercato del lavoro potrebbero determinare una crescita maggiore del previsto.”
Non solo. La Bce sta marcando le banche europee sulle riserve di liquidità e potrebbe chiedere a singoli istituti, alla fine dell’anno, di aumentare i loro livelli per fare fronte a eventuali tensioni. E’ quanto scrive Bloomberg citando diverse fonti secondo cui le crisi Svb e Credit Suisse, alimentate dalla fuga dei depositi, ha fatto tornare al centro dei rischi la capacità delle banche di possedere sufficienti cuscinetti di liquidità.
FOTO: SHUTTERSTOCK