
Mentre negli States sono in stallo i colloqui per il tetto del debito, Elon Musk parla della questione cinese
Negli States i colloqui per riuscire a risolvere i problemi del tetto del debito sono in stallo (sia per distanze tra le parti sia per l’assenza, momentanea, del presidente USA Joe Biden che ha dovuto partecipare al summit del G7 in Giappone) il presidente della Camera Kevin McCarthy ha detto ai giornalisti che i repubblicani continueranno i negoziati sul tetto del debito solo quando il presidente farà ritorno a Washington.
Da parte sua il presidente ha dichiarato in una conferenza stampa dal vertice che “non è affatto” preoccupato per i negoziati e crede che “saremo in grado di evitare un default e faremo qualcosa di utile”.
Intanto il segretario al Tesoro Janet Yellen aveva già indicato il 1 giugno come la prima data in cui gli Stati Uniti potrebbero essere tecnicamente in default, in altri termini, rimanere senza soldi per pagare i debiti che il governo ha già contratto. Il problema, come è noto, è che ogni tipo di aumento del debito dev’essere autorizzato sia dalla Camera guidata dai repubblicani che dal Senato controllato dai Democratici.
Ma la questione ucraina e le tensioni con la Russia non sono state le uniche tematiche sul tavolo dei G7. Anche . Recentemente il deterioramento delle relazioni USA-Cina e le crescenti tensioni su Taiwan hanno creato preoccupazione tra i vertici di molte aziende e grandi finanzieri ed industriali (Elon Musk e Warren Buffett tra questi) hanno fatto notare che il pericolo di un’invasione di Taiwan, leader mondiale nell’industria dei semiconduttori, da parte di Pechino potrebbe essere una questione che incomberà sulle elezioni presidenziali previste per la fine del 2024.
Ed è stato proprio Elon Musk patron di Tesla e Twitter a sottolineare che «Quasi nessuno si rende conto che l’economia cinese e il resto dell’economia globale sono come gemelle siamesi. Sarebbe come cercare di separare i gemelli siamesi». Gli fa eco anche John Rutledge, chief investment strategist di Safanad «Se Taiwan venisse eliminata, sarebbe come recidere il nostro cervello, perché l’economia mondiale non funzionerà senza di lei e senza i chip che escono oggi da Taiwan».
FOTO:NORWAY OUT