
Posizioni divergenti ma alla fine ha prevalso la scelta di aumentare ancora i tassi perchè l’inflazione, secondo i partecipanti, è ancora lontana dal target della Fed
Una Federal Reserve che appare ancora divisa nelle scelte per le prossime politiche sui tassi di interesse. Questa almeno la prima impressione che sembra arrivare dalla lettura delle minute dell’ultima riunione della braccio operativo della banca centrale statunitense. Dai documenti, infatti, si intuisce chiaramente come alcuni membri considerassero necessari ulteriori aumenti.
Viceversa altri erano spaventati dalla possibilità di un rallentamento della crescita. Una divisione che, però, non ha bloccato il board sulla decisione definitiva, presa all’unanimità, di alzare nuovamente di un quarto di punto il tasso di riferimento della Fed. Ad ogni modo secondo gli analisti, il riepilogo della riunione rifletteva il disaccordo su quale dovesse essere la prossima mossa, con una propensione verso una politica meno aggressiva.
La Fed sembra ora muoversi verso un approccio più dipendente dai dati macro che saranno pubblicati di volta in volta ma a quanto sembra non saranno gli unici elementi a poter influenzare la scelta futura.
Essenzialmente, però, il dibattito sembra essersi ridotto a due scenari. Il primo ha visto alcuni membri orientati verso ulteriori aumenti. C’era, poi, un altro gruppo che temeva, come detto, un rallentamento della crescita economica in cui «potrebbe non essere necessario un ulteriore consolidamento delle politiche dopo questo incontro». Unico punto in comune e sul quale tutti concordavano: l’inflazione è ancora al di sopra dell’obiettivo posto dalla Federal Reserve.
«I partecipanti hanno generalmente espresso incertezza su quanto un ulteriore inasprimento delle politiche possa essere appropriato» affermano i verbali. Inoltre si delinea anche la conferma della previsione di una lieve recessione per il 2023.
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