La battaglia contro i buchi normativi sul fronte fiscale accomuna anche molti miliardari
Dopo la Camera, anche il Senato degli Stati Uniti ha dato il suo nulla osta al testo per l’innalzamento del debito. Un evento che, come ha sottolineato lo stesso presidente USA Joe Biden, ha permesso di evitare una catastrofe nonostante l’accordo non abbia dato a nessuna delle parti quello che chiedevano. Insomma, la volontà è chiara: non importa la questione politica del singolo schieramento, ciò che è di primaria importanza è salvare la nazione.
Ma le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca, in corsa per un rinnovo del mandato alle prossime elezioni del novembre 2024, non si sono fermate qui. Infatti oltre ad aver espresso il suo ottimismo sul futuro, soprattutto economico, degli Stati Uniti, il presidente ha espresso la sua intenzione di rivedere il sistema fiscale della nazione. «Nessun miliardario paghi meno tasse di un insegnante» è stata la sua frase simbolo in una lotta per colmare i vuoti normativi che permettono ai big del petrolio e delle cripto di riuscire ad aggirare le norme sulla fiscalità. La battaglia contro le anomalie sul fronte fiscale accomuna anche molti miliardari, un nome su tutti, Warren Buffett.
«Abbiamo evitato una crisi e il nostro primo default della storia. Sarebbe stato irresponsabile, l’economia sarebbe scivolata in recessione e otto milioni di posti di lavoro sarebbero stati persi» e ancora «L’unico modo in cui l’America può funzionare è tramite il compromesso e il consenso, stiamo investendo nell’America, negli americani e nel futuro». Intanto oggi, sabato 3 giugno, è prevista la firma definitiva sul testo che permetterà di aumentare il tetto del debito.
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