
Nel 1995 cadeva il 23 maggio quando la pressione fiscale era “solo” al 39%
Da giovedì prossimo per molti contribuenti italiani arriverà la liberazione fiscale o, per meglio dire, il tax freedom day. A calcolarlo è stato il Cgia di Mestre (Venezia), secondo cui nel 2023 sono stati necessari 158 giorni sabati e domeniche inclusi, per riuscire a coprire tutti gli adempimenti fiscali.
Una buona notizia, però, arriva dalla data stessa: se quest’anno cade l’8 giugno, nel 2022 è caduto il 9 giugno. In altre parole, nel 2023 abbiamo guadagnato un giorno di libertà in più rispetto al 2022. Ben lontano, invece, da quel 23 maggio che nel 1995, quando la pressione fiscale era al 39%, rappresentava il tax freedom day. Anche perché quello dello scorso anno, il 9 giugno, appunto, è stata la scadenza più “in ritardo”, con una pressione fiscale che ha superato il 43,5%.
Ma come è nato questo calcolo? La Cgia di Mestre ha considerato la stima del PIL nazionale previsto per il 203, dividendola per i 365 giorni dell’anno ottenendo così il dato medio giornaliero che è stato rapportato alle previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi.
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