
Uno studio della Banca d’Italia prova a dissipare i timori espressi da una parte del sistema bancario e finanziario. I possibili vantaggi sono molti
L‘euro digitale non minaccerà la stabilità delle banche private con una ‘fuga’ del denaro di risparmiatori e investitori dai loro depositi verso la moneta virtuale della Bce a patto che vengano presi alcuni accorgimenti come la riduzione delle riserve in eccesso e ,un aumento dei finanziamenti interbancari e dell’emissione di obbligazioni.
Mentre è ancora in corso la discussione se avviare la fase del progetto finale (la decisione sarà presa da Francoforte ad autunno e vi sta lavorando il componente del board Fabio Panetta), uno studio della Banca d’Italia prova a dissipare i timori espressi da una parte del sistema bancario e finanziario. I possibili vantaggi sono molti visto che l’euro digitale, in un mondo dove l’utiizzo di banconote si riduce sempre di più e volano i pagamenti e gli acquisti online in diverse forme, consentirebbe all’Europa di mantenere la sovranità monetaria di fronte alla sempre maggior diffusione di valute o criptovalute private o di altri stati non pienamente affidabili.
E però i recenti episodi dell’americana Svb (e in parte di Credit Suisse) hanno infatti fatto tornare l’attenzione sull’importanza di una robusta base di liquidità e di depositi stabili per le banche a fronte di una sempre maggiore velocità dei clienti, grazie anche alla tecnologia, a spostare i loro soldi da istituti di credito giudicati poco solidi.
Con un euro digitale garantito dalla Bce il rischio è che i depositanti possano dirottare lì i loro fondi con conseguenze negative per le banche sia in termini di capacità di finanziamento che come possibile effetto a ‘catena’. Contro questi possibili effetti negativi la stessa Bce sta studiando dei limiti quantitativi nel possesso e utilizzo della moneta digitale (oltre ch geografici) per evitare che dei deflussi importanti possano destabilizzare appunto il sistema bancario e finanziario o anche interi paesi la cui moneta è sottoposta a fenomeni di svalutazione.
La ricerca della Banca d’Italia contiene così un esercizio di simulazione svolto utilizzando dati relativi alla fine del 2022. “Gli effetti dell’euro digitale sulla raccolta del sistema bancario italiano – si legge – sarebbero nel complesso contenuti, se la domanda fosse tale da comportare una riduzione dei depositi al dettaglio inferiore al 15 per cento e la sua emissione avvenisse in un contesto di ampia liquidità e raccolta stabile per le banche. In questo caso infatti gli intermediari potrebbero compensare la maggior parte del calo della raccolta al dettaglio con una diminuzione delle riserve in eccesso depositate presso l’Eurosistema e un aumento della provvista a breve termine garantita (quella meno onerosa dopo i depositi al dettaglio)” conclude lo studio.
(foto IMAGOECONOMICA)