In Italia pesano energia e alimenti. Rimane alta l’inflazione core
Cala ad aprile l’inflazione su base annua nell’area Ocse, attestandosi al 7,4% dal precedente 7,7% di marzo. L’organizzazione con sede a Parigi precisa che tra marzo e aprile 2023 l’inflazione è diminuita in 27 dei 38 paesi dell’area. Tuttavia, ha superato il 10% in 10 paesi ed è stata di oltre il 20% in Ungheria e Turchia.
L’inflazione core resta abbastanza stabile, ma su livelli elevati, attestandosi al 7,1% ad aprile rispetto al 7,2% di marzo. Il dato è addirittura aumentata in 13 paesi Ocse, trainata principalmente dall’inflazione dei servizi, che ne rappresenta circa i due terzi.
Il Regno Unito ha registrato il calo più significativo tra i paesi del G7, riflettendo un forte calo dell’inflazione energetica, nonostante un marcato aumento dell’inflazione core che ha raggiunto il suo tasso più alto dal marzo 1991.
L’Italia ha registrato il maggiore aumento dell’inflazione complessiva, in gran parte guidato dall’aumento dell’inflazione energetica. L’inflazione alimentare ed energetica è rimasta la principale fonte di inflazione primaria in Italia, mentre l’inflazione core è stata il motore principale in Canada, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. In Francia, entrambe le componenti hanno contribuito quasi in egual misura all’inflazione complessiva.
Nell’area dell’euro, l’inflazione su base annua, misurata dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), è leggermente aumentata al 7,0% ad aprile 2023, dal 6,9% di marzo.
Al di fuori dell’OCSE, l’inflazione è diminuita in Brasile, Cina, India, Indonesia e Sudafrica, ma è aumentata in Argentina. Stabile in Arabia Saudita.
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