
Flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti: la riduzione è modesta per i beni strumentali (-0,2%), mentre risulta più rilevante per l’energia (-12,6%), i beni intermedi (-11,0%) e i beni di consumo (-7,3%)
Crolla la produzione industriale. Ad aprile segna una diminuzione dell’1,9% su mese, il quarto consecutivo in territorio negativo, e dell’1,3% nel trimestre febbraio-aprile rispetto ai tre mesi precedenti. E’ quanto rileva l’ultimo rapporto dell’Istat, che mette subito in allarme le associazioni dei consumatori e delle imprese.
Il quadro è negativo anche su base annua. Si osserva una “caduta marcata” del 7,2%. Per trovare un calo superiore bisogna tornare a luglio 2020, nella fase 2 dell’emergenza pandemica, quando la flessione era stata dell’8,3%.
A livello settoriale è molto ampia la flessione per l’energia (-12,6% annuo) e i beni intermedi (-11%), i beni di consumo vedono una riduzione del 7,3% mentre risulta contenuto il calo per i beni strumentali (-0,2%).
Gli unici settori in crescita a livello tendenziale sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+0,6%).
«Il focus sul crollo dei beni di consumo – afferma il Massimiliano Dona, Presidente di UNC – dimostra che manca una politica dei redditi e che urge ridare capacità di spesa alle famiglie, salvaguardando il loro potere d’acquisto, altrimenti gli italiani non consumano le imprese non producono».
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