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Economia

Cos’è l’italian sounding e perchè vale 60 miliardi

Giulia Guidi
10 Giugno 2023
Cos’è l’italian sounding e perchè vale 60 miliardi
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L’ha spiegato The European House – Ambrosetti nel corso di un convegno sull’enogastronomia Eliminando il mercato dei prodotti tipici italiani imitati per cui il consumatore straniero è realmente ingannato in […]

L’ha spiegato The European House – Ambrosetti nel corso di un convegno sull’enogastronomia

Eliminando il mercato dei prodotti tipici italiani imitati per cui il consumatore straniero è realmente ingannato in fase di acquisto (il cosidetto Italian sounding raggiungibile) il valore dell’export agroalimentare italiano potrebbe raddoppiare da quasi 59 a 119 miliardi di euro.

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Si tratta di una delle principali evidenze del rapporto ‘Italian sounding: quanto vale e come trasformarlo in export made in Italy’ realizzato da The European House – Ambrosetti e ISMEA e presentato nella seconda giornata del 7° forum ”La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” organizzato a Bormio

Nel 2022 il fenomeno complessivo dell’Italian sounding (l’utilizzo di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia su etichette e confezioni di prodotti agroalimentari non italiani) nel mondo è stato pari a 91 miliardi di euro, di cui 60 riguardano direttamente i consumatori stranieri che realmente desiderano acquistare prodotti made in Italy e sono ingannati da queste azioni di marketing.

Come descritto nel rapporto l’Italia è oggi primo esportatore nel mondo di polpe e pelati di pomodoro (76,7% sul totale dell’export mondiale), di pasta (48,4%), di castagne sgusciate (32,6%), di passate e concentrati di pomodoro (24,2% del mercato) e al secondo posto per vino, formaggi freschi, kiwi, liquori, mele e nocciole.

Nessun primato, invece, in termini di valore cumulato del nostro export agRoalimentare: i 58,8 miliardi di euro registrati nel 2022 permettono all’Italia di raggiungere solo il 5° posto in Europa: l’export tedesco vale quasi 25 miliardi in più e quello francese 20 in più. L’agroalimentare, inoltre, vale il 9,4% delle esportazioni totali italiane a fronte di un 13,5% della Francia e 17% in Spagna.

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Lo studio The European House – Ambrosetti e ISMEA ha ipotizzato 3 scenari per riconquistare gli spazi occupati dalle imitazione dei prodotti tipici italiani. Raddoppiando il tasso di crescita degli investimenti nel settore rispetto a quello attuale ci vorrebbero 27 anni per convertire l’Italian sounding in nuovo fatturato, e quindi export, delle imprese italiane.

Raddoppiare, invece, il tasso crescita degli investimenti, ma anche la loro produttività puntando su innovazione e digitalizzazione, dimezzerebbe quasi i tempi, fino a 15 anni. Nel terzo e migliore scenario al raddoppio del tasso di crescita di investimenti e produttività si aggiunge l’impulso dei fondi del PNRR consentendo di arrivare entro 11 anni all’obiettivo prefissato di ”trasformare” i 60 miliardi di vendite sotto le insegne dell’Italian sounding in export agroalimentare effettivo per il nostro Paese.

(foto COLDIRETTI)

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