
Il progetto Acri ha permesso di individuare 3 direttrici per potenziare e migliorare la protezione dei beni culturali ecclesiastici
Il patrimonio culturale italiano è da sempre la pietra miliare che contraddistingue la nazione italiana nel mondo. Un patrimonio che, però, ha necessità di essere preservato. Per questo motivo negli ultimi 10 anni le Fondazioni di origine bancaria hanno promosso e sostenuto circa 15mila interventi di conservazione e valorizzazione dei beni artistici, architettonici e archeologici del nostro Paese, con lo stanziamento di circa 750 milioni di euro. Un’azione coordinata che ha permesso di delineare progetti volti non solo a ripristinare edifici, ma anche e soprattutto interventi che permettessero contemporaneamente anche la fruizione dei beni da parte delle comunità. Gran parte di questi interventi ha riguardato i cosiddetti “beni ecclesiastici di interesse culturale” o “beni culturali ecclesiastici” (BCE), ovvero chiese, oratori, cappelle, santuari, cimiteri, cammini, archivi ecclesiastici, immagini sacre e oggetti liturgici.
Tra questi anche il progetto Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa) che ha permesso di individuare 3 direttrici lungo le quali le associazioni potrebbero muoversi per potenziare e migliorare sia il coinvolgimento di attori pubblici e privati che la protezione dei beni stessi.
La prima direttrice riguarda la pianificazione che deve puntare su conservazione programmata e capacity building dei beneficiari. A differenza di quelli “a chiamata” questo tipo di interventi non rispondono sulla base delle emergenze ma risultano frutto di una strategia pianificata e hanno un orizzonte temporale molto lungo. Superando la logica del singolo intervento, si diffondono e portano al consolidamento di maggiori competenze, in un’ottica di empowerment, supportando gli enti beneficiari ad accedere a diverse fonti di finanziamento, così da rendere i loro interventi sostenibili sul lungo periodo. A questo si affianca la spinta delle Fondazioni a considerare la valorizzazione e la fruizione del bene recuperato quale parte integrante del progetto di ripristino.
Il secondo punto è il coinvolgimento attivo del terzo settore nella gestione e nella valorizzazione dei Beni culturali ecclesiastici. L’intento, oltre a contribuire a rendere fruibile e sostenibile il bene recuperato, è quello di aiutare a consolidare un processo di progressiva appropriazione del bene da parte delle comunità, rendendole protagoniste della sua ritrovata vitalità (community engagement).
Ed infine, come terzo passaggio, la costruzione di alleanze vaste ed articolate, anche in virtù della loro forte appartenenza al territorio, che permettano di collocare in rete i beni recuperati. L’obiettivo sarà attivare tavoli di progettazione condivisa, per costruire alleanze di territorio volte a conservazione e valorizzazione dei BCE, coinvolgendo proprietari, gestori, PA territoriale, Terzo settore, Imprese.
Francesco Profumo, presidente di Acri ha dichiarato «Le Fondazioni di origine bancaria sono convinte che il patrimonio storico-artistico italiano, in particolare quello dei Beni culturali ecclesiastici, rappresenti un tassello fondamentale della cultura e dell’identità dei territori e del Paese. Il progetto Fondazioni e Beni ecclesiastici di interesse culturale, promosso dalla Commissione Beni e attività culturali di Acri, ha l’obiettivo di porre a disposizione degli attori istituzionali e sociali – centrali e locali –, esperienze e materiali utili per facilitare un maggior coordinamento, elaborare linee strategiche di azione condivise, favorire la cooperazione tra i diversi soggetti che compongono l’ecosistema che ruota intorno ai beni culturali. Le Fondazioni sono pronte, come sempre, a stringere nuove alleanze con tutti i soggetti interessati a tutelare e valorizzare questo importantissimo patrimonio italiano».
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