
In Italia se ne discute ma alcune nazioni lo hanno adottato già dalla metà del secolo scorso
In Italia il salario minimo è oggetto di acceso dibattito soprattutto in virtù di risorse economiche sempre più limitate. Ma nel resto d’Europa? Secondo un’analisi dello studio legale Daverio & Florio specializzato nel diritto del lavoro e nel diritto della previdenza sociale, nel Vecchio Continente solo Italia, Danimarca, Austria, Finlandia e della Svezia non registrano la presenza di uno salario minimo mentre in Francia e in Spagna esiste dal 1950 per la prima e dal 1963 per la seconda. C’è da sottolineare anche un altro dato.
Sebbene sia presente in varie nazioni, il salario minimo presenta livelli differenti. Ad esempio in Lussemburgo si arriva a 2.387,40 euro lordi al mese mentre in Germania è di 2.080 euro lordi al mese. Tra l’altro in molti casi è anche soggetto ad indicizzazione ed adeguamento rispetto al caro vita. Berlino, infatti, ha recentemente alzato l’asticella dell’importo a fine 2022 e ne prevede un aumento ulteriore nel 2024.
Lo stesso dicasi per il Belgio dove il salario minimo è presente dal 1975. Altro caso interessante è quello dell’Olanda dove è progressivo: dai 15 ai 21 anni aumenta in base all’età per poi stabilizzarsi verso un importo fisso. Anche qui sono previste delle modifiche dal prossimo anno quando verrà introdotto un salario minimo orario invece dell’attuale, che è mensile. In base all’età (ma non solo) è anche il salario minimo in Gran Bretagna, Paese ormai extra UE, che ha adottato questa forma di sostegno già dal 1998 con il National Minimum Wage Act. L’importo viene stabilito ogni anno dal governo sulla base delle raccomandazioni della Low Pay Commission che tiene conto di vari fattori (tra cui l’inflazione e la media delle retribuzioni).
FOTO: Peter Stanic/PIXABAY