
Tra le diverse tipologie di famiglie acquirenti sono quelle con figli adolescenti a fare i maggiori sacrifici. Per loro l’aumento dello scontrino rimane sotto al 2% ma il carrello si svuota di quasi il 13% delle quantità
Il carrello della spesa è più caro dell’8,6% per gli italiani nel primo trimestre 2023 ma anche più leggero, visto che sono molti quelli che, per rimediare al caro scontrino, hanno deciso di ridurre le quantità acquistate. È quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio ISMEA-NielsenIQ sugli acquisti alimentari domestici, secondo cui sono soprattutto le famiglie con figli adolescenti a fare i maggiori sacrifici. Per loro l’aumento dello scontrino rimane sotto al 2% ma il carrello si svuota di quasi il 13% delle quantità. Di contro i nuclei familiari molto giovani (pre-family) e gli anziani senza figli a carico riducono solo di pochissimo i volumi acquistati, con esborsi maggiori rispettivamente del 7% e dell’11%.
La spesa risulta in aumento per tutti i comparti alimentari con incrementi a doppia cifra per uova (+20%), latte e derivati (+18%), derivati dei cereali (+13%) e lievemente inferiori per le carni (+9%). Nel reparto ortofrutta la spesa cresce di oltre il 3% con variazioni dei prezzi correlati anche a fattori meteorologici e dinamiche produttive che rendono difficile una lettura generalizzata. Gli acquisti di oli vegetali crescono del 5%.
Il comparto delle bevande registra un incremento di spesa complessivo dell’8,5% al quale contribuiscono soprattutto le bevande analcoliche. Per i prodotti ittici, dopo un 2022 in forte flessione, torna a crescere la spesa, trainata questa volta proprio dal segmento del fresco che era stato il più penalizzato nella scorsa stagione. Il pesce fresco infatti è l’unica voce a registrare un recupero dei volumi (+2%) che, associato all’incremento dei prezzi, fa crescere la spesa del 6,7%. In calo, invece, la spesa per i prodotti ittici surgelati e le conserve ittiche.
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