
La questione delle risorse aggiuntive è molto delicata, l’eventualità di aumentare le entrate è controversa e ci sono già stati molti segnali negativi da parte di diversi governi
La Commissione europea chiede ai governi di dare il via libera a una revisione del bilancio 2021-2027 che comporta un aumento dei tetti massimi di risorse di poco meno di 66 miliardi di euro, pari al 6,15% di incremento rispetto al totale.
fronte delle crisi a ripetizione (dal Covid all’invasione dell’Ucraina, alla difesa della competitività e dell’autonomia strategica della Ue all’immigrazione) il bilancio dell’Unione è arrivato “all’esaurimento” indica Bruxelles, “ostacolando le capacità finanziarie di affrontare anche le sfide più urgenti”.
Di qui la proposta di rivedere il bilancio settennale aumentando le entrate che proverrebbero essenzialmente dagli introiti del sistema Ets (scambio di emissioni) e dal contributo degli stati basato sui profitti delle imprese (prelievo dello 0,5% sul risultato lordo di gestione contabilizzate per ciascuno stato, che ha precisato la Commissione non è un’imposta, ma è un contributo nazionale pagato su base statistica).
La questione delle risorse aggiuntive è molto delicata, l’eventualità di aumentare le entrate è controversa e ci sono già stati molti segnali negativi da parte di diversi governi: si riproporranno le classiche tensioni tra “frugali” e non. In ogni caso, la valutazione che si sta raschiando in fondo al barile o, forse, non ci sono neppure più margini per farlo, è un dato ormai oggettivo. Ora la parola è al Consiglio e al Parlamento.
Nel dettaglio, per l’Ucraina si prevedono 17 miliardi per l’Ucraina in doni, che si affiancano a 33 mld di prestiti che la Commissione raccoglierà sul mercato emettendo obbligazioni (Bruxelles la chiama una riserva speciale per l’Ucraina); 15 miliardi per migrazione e interventi esterni alla Ue; 10 miliardi per Step, la piattaforma che sostituisce il fondo sovrano europeo e mira a rafforzare l’impegno pro competitività attraverso la razionalizzazione dell’uso di una serie di strumenti esistenti (si tratta di un “repackaging” con l’aggiunta di nuovi fondi); 18,9 miliardi per pagare il maggiore costo del debito per finanziare i Pnrr (Recovery Fund) dovuto all’aumento dei tassi di interesse (sulle obbligazioni a dieci anni sono aumentati dallo 0,09% al momento della prima emissione al 3,09% all’ultima lo scorso aprile); 1,9 miliardi per l’aumento dei costi amministrativi, 3 miliardi per dotare la Ue delle risorse per fronteggiare esigenze impreviste per il periodo 2024-2027. Totale 65,8 miliardi.
Per quanto riguarda le entrate previste, la Commissione ha indicato che il “pacchetto” delle risorse proprie da negoziare in sede di Consiglio sarà composto dai proventi derivanti dal sistema Ets (tasso del 30% sui proventi dell’asta delle quote (e sul valore di mercato delle quote che gli stati membri decidono di non mettere all’asta); dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) per il quale si prevede che il 75% degli introiti sarà assegnato al bilancio Ue; una risorsa propria temporanea basata su statistiche sugli utili aziendali, fino all’istituzione di una risorsa propria basata su un’imminente iniziativa volta a semplificare le norme in materia di tassazione delle società e l’adempimento degli obblighi fiscali.
Bruxelles indica che sulla base di un’ipotesi di prezzo del carbonio di 80 euro per tonnellata, dall’Ets saranno generati circa 19 miliardi di euro (prezzi 2018) all’anno; la risorsa Cbam genererà circa 1,5 miliardi di euro (prezzi 2018) all’anno a partire dal 2028; la risorsa propria basata sulle statistiche sugli utili aziendali fornirebbe entrate per circa 16 miliardi di euro (prezzi 2018) all’anno a partire dal 2024. In base alle ipotesi attuali ipotesi, questo pacchetto dovrebbe fornire complessivamente in media 36 miliardi di euro (prezzi 2018) all’anno a partire dal 2028.
La Commissione spiega che non sta proponendo “imposte Ue”: “Il sistema di scambio di quote di emissione e il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera sono strumenti basati sul mercato: l’obiettivo della revisione della decisione sulle risorse proprie è assegnare una quota delle entrate generate da questi strumenti al bilancio europeo”. Quanto alla risorsa propria temporanea sugli utili aziendali, si tratta di “una risorsa statistica: il contributo dovuto dagli stati membri sarà proporzionale alle statistiche sul risultato lordo di gestione. Le aziende non saranno interessate”.
La proposta sulle risorse proprie è necessaria anche per fronteggiare i rimborsi dei prestiti per Next Generation EU, che sarà scaglionato su più di tre decenni concludendosi entro il 2058. Per questo, indica oggi Bruxelles, “trovare un accordo sulle nuove risorse proprie proposte adesso faciliterà le discussioni sui futuri bilanci a lungo termine e permetterà di concentrarsi sulle priorità strategiche invece che sul livello dei contributi nazionali”.
(foto SHUTTERSTOCK)