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Quanto vale il mercato del lusso: margine in crescita del 22%

Giulia Guidi
23 Giugno 2023
Quanto vale il mercato del lusso: margine in crescita del 22%
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Secondo Bain l’anno scorso il settore dei beni personali di lusso ha registrato un fatturato da record di circa 345 miliardi di euro Nel 2023 le aziende del lusso registreranno un fatturato e un […]

Secondo Bain l’anno scorso il settore dei beni personali di lusso ha registrato un fatturato da record di circa 345 miliardi di euro

Nel 2023 le aziende del lusso registreranno un fatturato e un ebitda in miglioramento. Emerge dall’aggiornamento dell’Altagamma Consensus 2022, giunto alla 13esima edizione, che viene elaborato da Altagamma sentendo 18 analisti e partner internazionali: Bain & Company, Bcg, Bernstein, Equita, Exane Bnp Paribas, Intercorporate, Intermonte, Intesa Sanpaolo, J.P. Morgan, Kepler Chevreux, Mediobanca, Pwc, Ortelli&Co, Rbs Capital Markets, Socgen, Stifel e Vontobel.

«Le stime degli analisti e dei partner coinvolti nel Consensus Altagamma parlano di un 2023 che procede agilmente verso una marginalità in crescita del 10%. Malgrado l’incertezza macroeconomica e geopolitica, il comparto dell’alto di gamma si conferma in stabile e solida crescita. Questo è dovuto da una parte a un tipo di consumatore più attrezzato per affrontare le difficoltà congiunturali, dall’altra ai sostenuti flussi turistici internazionali verso l’Europa, specie a Milano e Parigi, e alla riapertura della Cina, che torna a brillare. Giappone ed Emirati vivono un momento di grande slancio, mentre appaiono appannati gli Stati Uniti», ha spiegato Stefania Lazzaroni, direttrice generale di Altagamma.

Secondo Bain l’anno scorso il settore dei beni personali di lusso ha registrato un fatturato da record di circa 345 miliardi di euro, in progresso del 19% (+12% a cambi costanti) sul 2021. La performance, in verità, si è rivelata al di sotto delle previsioni di Bain diffuse a novembre, pari a un rialzo del +22%. «Abbiamo ritoccato al ribasso la stima sull’anno scorso dal momento che il quarto trimestre dell’anno è cresciuto del 10%, nella parte bassa della nostra forchetta di previsioni. A fine 2022 si faceva già sentire il rallentamento delle vendite negli States, mentre l’attesa riapertura della Cina è stata posticipata nel gennaio 2023», ha spiegato D’Arpizio. Nel primo trimestre del 2022, invece, il comparto era salito del 26%, poi nel secondo del 18% e infine nel terzo trimestre del 23%, beneficiando della ripresa post Covid.

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Tornando al 2023, secondo la società di consulenza nel primo trimestre dell’anno le vendite complessive sono salite nell’intorno del 9-11%, beneficiando della spinta dello shopping cinese sia nella Repubblica Popolare, sia all’estero dove sono di nuovo apparsi i primi turisti, soprattutto nelle aree limitrofe al Paese, come Hong Kong e Giappone. «I cinesi hanno ripreso a viaggiare, ma non in grandi masse e soprattutto location non lontane, dal momento che le infrastrutture dei voli non hanno ancora raggiunto i livelli pre-Covid e in più mancano anche i visti. In Europa vediamo soltanto un turismo cinese di altissima qualità, fatto spesso da chi viaggia in jet privati», ha spiegato D’Arpizio.

Nel primo trimestre 2023, inoltre, le vendite negli States hanno continuato a rallentare, anche a causa della crisi dei Department Store, mentre l’Europa ha tenuto, sia grazie allo shopping degli europei, che a quello dei turisti, prevalentemente americani e del Medio Oriente. Nei primi tre mesi dell’anno è stato rilevante anche l’effetto dei prezzi, saliti più dei volumi sia a causa della revisione al rialzo del listino prezzi, sia perché sono stati venduti prodotti più preziosi sui quali stanno maggiormente puntando le grandi aziende.

D’Arpizio, comunque, ha sottolineato a più riprese che il 2023 sarà un anno particolare, con venti che soffieranno in direzioni diverse. «Le performance saranno variegate sia a livello geografico, con gli States in sofferenza e la Cina in buon rialzo, sia a livello di brand», con i marchi più grandi e con maggiori capacità di investire che avranno la meglio. Ad ogni modo il settore beneficerà di una base di consumatori ultra-abbienti forte e vista in crescita. In Cina ogni anno per i prossimi dieci anni il bacino di consumatori del settore del lusso potrebbe salire di 10 milioni di unità. Più complesso, invece, è fare previsioni per l’India: sebbene il Paese sia in forte crescita, anche in virtù dell’andamento demografico, rappresenta un mercato più complesso dove penetrare.

I gruppi del lusso lo stanno guardando con attenzione e anche la consapevolezza che dovranno fare marketing e contaminazione con i gusti e le tradizioni locali prima di poter far presa. Nel prossimo futuro è possibile che si continuerà ad assistere a una polarizzazione dei consumi, con la fascia dell’alto di gamma che continuerà a crescere, quella rappresentata dagli ‘entry level’ che calerà, come avvenuto nell’ultimo periodo. I consumatori, comunque, ha evidenziato Levato, saranno sempre più esigenti e tenderanno ad acquistare meno e meglio. Per quanto riguarda le categorie: orologi e gioielli registreranno le performance migliori. Ad ogni modo miglioreranno anche le categorie della pelletteria, dell’abbigliamento e del Beauty.

Le principali opportunità per il settore nel medio termine sono legate all’evoluzione ESG (anche in virtù di un aumento delle pressioni normative) e alle nuove tecnologie, quali la Generative AI, che hanno un potenziale impatto sull’intera catena del valore dei beni di lusso. In questo scenario, molti nuovi brand competeranno in un’arena popolata da giganti, trovandosi a dover coniugare la mentalità imprenditoriale con la necessità di fare scala.

Perché possano rimanere rilevanti nel tempo, sarà indispensabile per questi player continuare a rafforzare la propria offerta, migliorare la customer experience e investire non solo su modelli di business innovativi, ma anche sul costruire una identità del brand che abbia rilevanza socio-culturale.

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