La presidente del Consiglio è da poco rientrata da un forum in Austria, da dove ha convocato una riunione urgente con ministri competenti e servizi
Il governo segue da vicino lo scontro in atto fra la Wagner e l’esercito di Vladimir Putin, una situazione che desta forte preoccupante, anche per i suoi ampi margini di imprevedibilità. “Un caos all’interno della Federazione russa che stona un po’ con certa propaganda vista negli ultimi mesi”, ha osservato Giorgia Meloni, che di primo mattino è stata subito messa al corrente della gravità della situazione.
All‘Europa Forum Wachau, riferisce l’Ansa, ne ha discusso con il cancelliere austriaco e il presidente bulgaro, e nel viaggio di ritorno dopo il blitz in Austria si è collegata per una riunione con i ministri competenti e i vertici dei Servizi. Il contatto con gli alleati Nato è costante in queste ore, nel pomeriggio c’è stato anche un vertice fra ministri degli Esteri del G7.
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E lunedì a Lussemburgo è prevista una riunione Ue allo stesso livello. C’è un continuo scambio di informazioni con gli altri Paesi a ogni grado, politico, militare e di apparati di intelligence. Difficile ancora definire un quadro chiaro, anche perché ogni analisi deve fare i conti “con una marea di disinformazione”, si osserva in ambienti di governo dopo il vertice in cui Meloni si è confrontata con i ministri di Esteri e Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e i responsabili dei Servizi segreti.
Meloni l’ha convocata mentre si trovava in Austria, dove il tema è ovviamente diventato cruciale nelle discussioni bilaterali con il cancelliere austriaco Karl Nehammer (“La Russia ha molte armi biologiche, chimiche e nucleari, la compattezza dell’Ue è di estrema importanza”), e nel panel a cui ha partecipato anche il presidente bulgaro Rumen Radev, accusato anche in patria di essere troppo vicino alle posizioni del Cremlino.
“La situazione in Russia è dinamica – le parole di Radev -. Dobbiamo capire le vere ragioni di ciò che sta accadendo, se l’obiettivo di Prigozhin è il rovesciamento di Putin o lo fa per le sue vecchie liti con il ministero della Difesa e la lotta per la supremazia al fronte”.
Vista da Roma, “l’aggressione all’Ucraina provoca instabilità anche all’interno della Federazione Russa”, è la prima analisi di Meloni: questo “caos stona con certa propaganda sulla forza e la compattezza del regime”.
Secondo il presidente del Copasir Lorenzo Guerini (Pd) è “un’altra drammatica conferma che la decisione scellerata di Putin dell’ingiustificata guerra all’Ucraina si dimostra sempre più un fallimento strategico”.
Una lettura in linea con quella del governo, dove la vicenda viene definita “interna alla Russia”. “Riguarda i vertici militari russi, sia pubblici che privati. Non riguarda l’Ucraina e l’Occidente”, ha chiarito Crosetto.
Per Tajani, “il fronte russo è in difficoltà dal punto di vista militare, c’è una situazione di caos ma non tocca a noi interferire nella vita di quel Paese. Come diciamo che la Russia non può interferire nella situazione interna di un Paese, non possiamo farlo noi – ha chiarito il vicepremier -. Non abbiamo fatto la guerra alla Russia, non siamo contro la Russia, contestiamo la violazione del diritto internazionale da parte di Putin che guida in questo momento la Federazione”.
Si nota il silenzio della Lega, in attesa di sviluppi, ma sull’Ucraina, viene fatto notare, “da sempre siamo allineati alla maggioranza”.
In Russia ci sono circa 5.600 italiani, sono stati invitati alla prudenza ma ancora non si parla di evacuazione, ha spiegato Tajani, perché “adesso non ci sono pericoli”. La situazione, però, è monitorata ora per ora dall’Unità di Crisi. Dall’opposizione Benedetto Della Vedova (+Europa), chiede all’esecutivo di “riferire al più presto in Parlamento sullo sviluppo della crisi russa, sulle valutazioni in sede europea anche rispetto ai riverberi sull’Ucraina e sulla situazione degli italiani presenti nel paese”. Secondo Laura Boldrini (Pd), “Putin deve gestire una minaccia che non aveva messo in conto: la rivolta di Prigozhin e la sua avanzata militare verso Mosca”, che “può causare un imprevedibile effetto a catena. I generali russi che faranno? E i leader dei Paesi vicini? L’ennesimo frutto avvelenato scatenato dalla brama di dominio di un dittatore”.
(foto ANSA)