
Oggi lo si chiama power nap ma da sempre è il sonnellino pomeridiano
Per alcuni si chiama pennichella, per altri pisolino, altrove, invece, siesta. Chi invece, come James Maas, ex professore della Cornell University, gli ha voluto dare un nome più accattivante l’ha chiamato power nap, forse in relazione all’altro, altrettanto fashion, coffee nap. Di cosa si sta parlando? In parole semplici del potere ristoratore e rigenerante del sonnellino pomeridiano in relazione all’aumento della produttività.
Alcuni ricercatori dello University College di Londra (Ucl) e dell’Università della Repubblica uruguaiana sono infatti giunti alla conclusione che questa abitudine potrebbe portare ad un aumento del volume cerebrale e ad un risparmio sull’invecchiamento del cervello pari a 2,6-6,5 anni. Lo studio, iniziato nel 2006, ha preso in esame oltre 35mila partecipanti e puntava a scoprire se le varianti genetiche già acclarate e che delineavano una tendenza alla ricerca del riposo pomeridiano, fossero correlate alla possibilità di potenziare, o meno, la salute cerebrale.
Purtroppo i risultati, seppur netti, nascono da una base relativamente limitata. Infatti come lo stesso staff ha delineato, si tratta di analisi fatte su un campione di persone europee, bianche e soprattutto, nei confronti di un organo la cui salute dipende da fattori estremamente differenti e il cui funzionamento in alcuni casi è ancora poco noto.
Già nei decenni scorsi la mancanza di sonno era stata riconosciuta come causa di mancanza di produttività. Nel 2016, ad esempio, una think tank statunitense Rand Corporation aveva fissato al 3% del Pil il costo dell’insonnia. Senza contare, poi, i rischi derivanti da possibili incidenti sul lavoro, i ritardi sulla consegna dei progetti dovuti alla mancanza di concentrazione o, addirittura, ai pessimi rapporti tra colleghi dettati dall’aumento di irritabilità a sua volta creata dalla mancanza di sonno. Insomma, una miriade di potenziali rischi diretti e indiretti che hanno portato aziende come Nike, Uber, Ben & Jerry’s, Google, Facebook, Cisco e Samsung ad adottare strategie ed apparecchiature per favorire un possibile riposo a chi ne senta il bisogno.
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