Leo sul fisco: “bisogna cambiare approccio scommettendo su una sorta di patto con i contribuenti attraverso la cooperative compliance e una nuova forma di collaborazione per i contribuenti più piccoli come il concordato preventivo biennale”
«Si tratta di una riforma ambiziosa e strutturale che interviene su tutti i principali aspetti del sistema tributario, nazionale ed internazionale. Nasce dalla necessità di superare un sistema obsoleto il cui impianto risale a oltre mezzo secolo fa e si muove su diverse direttrici, la prima, sicuramente, è la certezza del diritto. L’amministrazione finanziaria deve fornire ai contribuenti regole certe, anche per attirare investitori stranieri e riportare in Italia i soggetti italiani che sono andati all’estero». E’ quanto afferma Maurizio Leo, il viceministro dell’Economia, a Quotidiano Nazionale, in merito all’ok della Camera alla delega fiscale.
Il fisco deve dare regole certe, ma anche semplici. «Certo, un altro tema riguarda la semplificazione. Da questo punto di vista abbiamo un sistema obsoleto. Prendiamo ad esempio le istruzioni alla dichiarazione dei redditi: oltre 1.000 pagine. In particolare, 140 pagine per il modello 730, 350 pagine per il modello persone fisiche, 250 pagine per le società di persone e 300 per le società assolutamente allarmanti. Nonostante il grande sforzo fatto dalle amministrazioni finanziarie preposte, alle quali va sempre il nostro ringraziamento per il lavoro svolto quotidianamente, abbiamo ancora un tax gap che va dai 75 ai 100 miliardi – ha spiegato ancora. Bisogna cambiare approccio scommettendo su una sorta di patto con i contribuenti attraverso la cooperative compliance e una nuova forma di collaborazione per i contribuenti più piccoli come il concordato preventivo biennale. La tecnologia ci può dare una grande mano. Oggi abbiamo banche dati interoperabili, fatturazione elettronica, precompilate e corrispettivi telematici. E sono convinto che l’intelligenza artificiale possa rappresentare un elemento valido per avviare un nuovo rapporto tra fisco e contribuente», ha spiegato.
E poi c’è anche un altro punto: ovvero la necessità di ripensare il sistema sanzionatorio, che oggi è fuori da ogni logica rispetto ai meccanismi adottati in altri Paesi. «Prendiamo il caso dell’Iva: abbiamo sanzioni che oscillano dal 120 al 240%. In Europa la media si attesta al 60 per cento. È un sistema che va rivisto e non vogliamo farlo, chiaramente, per strizzare un occhio agli evasori».
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