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Lavoro

Al Nord si lavora due mesi in più che al Sud

Giulia Guidi
15 Luglio 2023
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Sotto al dato, secondo lo studio della Cgia, c’è il lavoro sommerso, che potrebbe essere destinato ad aumentare I dipendenti del privato al Nord lavorano due mesi in più di […]

Sotto al dato, secondo lo studio della Cgia, c’è il lavoro sommerso, che potrebbe essere destinato ad aumentare

I dipendenti del privato al Nord lavorano due mesi in più di quelli del Sud, che però percepiscono il 34% in meno della retribuzione giornaliera. Lo spiega lo studio della Cgia.

Non per questo al Sud si lavora di meno. Anzi, probabilmente, anche di più che in altre aree d’Italia; purtroppo, lo si fa in “nero”. Il vero problema è il ‘sommerso’. Se non si argina questa situazione, il divario Nord-Sud è destinato a salire.

Secondo la Cgia nel 2021 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 247, 211 al Sud. Pertanto, un operaio del nord ha lavorato 36 giorni in più che sono quasi 2 mesi lavorativi “aggiuntivi” rispetto al collega meridionale. Sul fronte della retribuzione media giornaliera lorda, al Nord è sui 100 euro. 75 al meridione. Di conseguenza, la paga giornaliera al nord è mediamente più alta del 34% di quella percepita nel sud dove si lavora meno, oltre per un’economia sommersa perchè c’è poca industria, specie hig-tech, e una scarsa presenza di attività bancarie, finanziarie ed assicurative.

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Il mercato del lavoro è caratterizzato da tanti precari e lavoratori intermittenti, specie nei servizi, e molti stagionali del mondo del turismo. E poi si fanno meno ricerca e innovazione e il numero dei laureati che lavorano nel Sud è contenuto. Tutto questo fa sì che gli stipendi dei lavoratori regolari siano statisticamente più bassi della media italiana e delle differenze territoriali molto marcate. Se nel nord il valore medio dei salari del 2019 era sui 40 euro circa, al sud era di 30 euro con uno svantaggio del 33%.

Nel 2021 la paga media giornaliera più alta è stata per i dipendenti del privato di Milano (124 euro). Poi quelli di Bolzano (104,8), Parma (103,8), Bologna (103,4), Modena (102), Roma (101,3), Reggio Emilia (100,6), Genova (99,8), Trieste (99,4) e Torino (98,5). A Trapani (67,1), a Cosenza (66,8), Vibo Valentia (66,7) e, infine, a Ragusa (66,5). Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate nel 2021 sono di Lecco (259,5 giorni) poi quelli di Vicenza (258,2), Treviso (256,9), Lodi (256,7), Pordenone (256 giorni), Bergamo (255,6), Padova (255,4), Cremona (254,8i), Reggio Emilia (254,1), Modena (252,2). Chi è stato “meno” al lavoro è a Crotone (200,7 giorni), Lecce (200), Rimini (199,5), Agrigento (199,3) Salerno (198,7), Foggia (198,4), Cosenza (196,8), Trapani (195,6i), Nuoro (193,7), Messina (193,4) e Vibo Valentia (177,2).

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Dal confronto della retribuzione media giornaliera nel 2021, i dirigenti hanno un emolumento del +577% a quello degli operai. Se ai primi è data una paga lorda di 500 euro a fronte di 291 giorni di lavoro all’anno, ai secondi la stessa sfiora i 74 euro per un totale di giorni lavorati pari a 219. La paga degli impiegati, invece, è di 97,5 euro; i quadri 219 euro al giorno. Le paghe giornaliere più alte sono state per gli occupati del mondo creditizio-finanziario-assicurativo (170 euro lordi), poi estrattivo (163,5), energia elettrica-gas, etc. (161,3), informazione-comunicazione (126,4) e manifatturiero (107,2). Quelli meno pagati sono del noleggio-agenzie di viaggio e servizi alle imprese (68,2) e ricettivo-ristorazione (56 euro).

(foto IMAGOECONOMICA)

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