
Ryad aveva tagliato la sua produzione per far aumentare il prezzo del petrolio
La Russia potrebbe diventare presto il maggior produttore di petrolio all’interno dell’Opec+. Il sorpasso sarebbe a danno dell’Arabia Saudita finora sul podio ma costretta a dover tagliare la produzione per permettere una ripresa delle quotazioni dell’oro nero. Meno produzione, proprio quando i prezzi calavano, ha portato ad un calo delle entrate per il Regno Saudita ed ora che il barile sta ritrovando forza, proprio grazie alle politiche adottate, potrebbe essere l’Arabia Saudita la prima a doverne pagare le conseguenze perdendo, appunto, la sua quota di mercato all’interno del gruppo dei produttori di petrolio. Non solo ma al di fuori dell’Opec+ altri soggetti hanno approfittato della situazione, primi fra tutti gli USA.
Considerando le cifre, la produzione saudita, ai minimi dal 2011, ha visto il taglio di un milione di barili al giorno, taglio che, secondo quanto riferiscono i vertici petroliferi di Ryad, dovrebbe allungarsi anche al mese di agosto. Tutto questo ha portato ad una produzione non superiore ai 9 milioni di barili al giorno, il che ha alterato anche la classifica dei produttori mondiali portando Mosca sul podio. La strategia saudita nasce da una necessità di fondo: essendo proprio il petrolio la sua principale fonte di entrata, il Regno deve fare in modo di poter contare su un barile economicamente conveniente, quindi con un breakeven intorno agli 80 dollari. Anche per poter finanziare la vasta politica strutturale recentemente varata dal governo saudita.
In realtà anche la Russia aveva annunciato un taglio che, però, è stato ritardato esportazioni di petrolio del Paese che sono crollate di 600.000 barili a giugno, raggiungendo i 7,3 milioni di barili al giorno, il livello più basso da marco 2021. Tuttavia, ma secondo quanto reso noto dall’Aie, la Russia potrebbe mantenere i suoi livelli di produzione stabili preferendo abbassare la esportazioni a vantaggio del potenziamento della domanda interna.
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