
Secondo il ministro non c’è fretta, ma in Europa la pensano diversamente e danno alcuni suggerimenti
Il governo italiano va avanti con la revisione del Pnrr, e il ministro responsabile del dossier, Raffaele Fitto, assicura che il nuovo quadro si avrà in due-tre mesi.
Ma dalla Ue arriva un nuovo invito a fare in fretta e a “concentrarsi sull’attuazione” del piano, “e non impegnarsi troppo in una revisione completa” di un documento che “è stato redatto, negoziato, formalmente discusso e concordato. Più ci si distrae dall’attenzione all’implementazione, maggiore è il rischio di perdere fondi”, ha detto il commissario Ue al Bilancio, Johannes Hahn.
La questione dei tempi torna quindi al centro del dibattito. Il ministro non vuole sentir parlare di fretta. «I 220 miliardi del Pnrr e gli 80 della politica di coesione sono tantissime risorse, ma non c’è solamente una corsa contro il tempo per spenderle, sarebbe sbagliato, riduttivo e limitativo. Ma c’è un tema collegato alla qualità della spesa», spiega Fitto nel giorno in cui ha convocato una nuova cabina di regia per fare il punto con associazioni datoriali e sindacati sulle modifiche al piano.
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L’obiettivo è “intervenire sulle criticità e coordinare tutti gli interventi in campo”, perché bisogna guardare “non solamente ai tempi ma anche a come queste risorse vengono spese”. Un lavoro “che dobbiamo fare insieme, perché purtroppo abbiamo visto in passato per molte volte spendere moltissime risorse europee senza che abbiano prodotto una strutturale crescita di un territorio”, sottolinea Fitto.
Ma da Bruxelles, dove è ancora in corso l’esame sugli obiettivi legati alla terza rata attesa da febbraio, arriva un suggerimento.
«Il mio consiglio è che, nel caso in cui i Paesi membri abbiano grandi progetti pluriennali» all’interno del Pnrr, «dovrebbero pensare già a suddividerli in una prima parte che può essere finanziata con il Recovery fund, e poi finanziare la parte finale con i fondi strutturali», ha detto Hahn, rispondendo a una domanda proprio sui negoziati in corso tra Bruxelles e Roma per le modifiche al piano.
La suddivisione lascerebbe di fatto più tempo al governo per l’implementazione delle misure concordate nel piano poiché, ha ricordato Hahn, il Pnrr ha scadenza “al 2026″, mentre i fondi strutturali Ue, parte del bilancio comune pluriennale 2021-2027, godono di una flessibilità temporale che ne estende il termine di impegno “fino all’inizio del 2030”.
Anche il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, invita a non sovrapporre troppo i diversi fondi: «Non dovremmo trovarci in una situazione in cui sul Pnrr ci sono arretrati e cominciano a sovrapporsi con un uso crescente dei fondi di coesione, che ci sarà nella seconda parte del periodo», ha spiegato. In ogni caso il dialogo con Bruxelles è costante, costruttivo, e c’è impegno da parte di tutti per andare avanti con le modifiche al piano che però non dovranno rimetterlo in discussione completamente.
Il ministro Fitto si dice “ottimista e positivo” sull’esborso della terza rata, che richiede tempo perché «per la prima volta abbiamo una serie di obiettivi fisici che vanno verificati, non solo riforme».
Il lavoro prosegue anche nella cabina di regia, dove l’Abi ha portato una proposta per aiutare la ‘messa a terra’ del piano: le banche potrebbero favorire la disponibilità di fideiussioni per le imprese che partecipano alle gare d’appalto Pnrr, rafforzando e ampliando la rete di garanzie pubbliche. Criticità emergono invece da parte dei sindacati, che si dicono preoccupati per i ritardi dei progetti e della spesa, e dai Comuni, che ancora vedono “questioni da risolvere” con governo e Parlamento, spiega il presidente dell’Anci, Antonio Decaro.
Intanto il Mef, per accelerare l’attuazione del piano, ha stanziato altri 217,8 milioni di euro del Fondo opere indifferibili per fronteggiare l’aumento dei costi dei materiali e consentire l’avvio delle procedure di affidamento dei lavori tra luglio e dicembre.
(foto ANSA)