
Sotto accusa anche il cambio climatico e la concorrenza estera
Dopo le alluvioni adesso è arrivato il caldo estremo a mettere ulteriormente in ginocchio la produzione ortofrutticola, in particolare quella dell’Emilia Romagna che quest’anno vedrà crollare nuovamente la produzione di pesche, percoche e nettarine. A differenza di quanto, invece, sta accadendo in Spagna e Francia dove, secondo quanto dichiarato da Gambero Rosso, si registra un 145% rispetto la 2022.
In realtà già altri tipi di frutta, a livello nazionale, hanno risentito delle temperature elevatissime di queste ultime settime che hanno provocato letteralmente delle ustioni su mele e pere. Come rileva la Coldiretti, questo tipo di frutta, ancora verde, per effetto del caldo eccessivo presenta una colorazione tipica da frutto maturo ma poco dopo marcisce. Il risultato sono perdite del raccolto che possono arrivare anche al 15%.
Per la regione dell’Emilia Romagna, in particolare, le previsioni parlavano di un calo del 4% di pesche, del 10% di percoche e del 12% di nettarine ma, fanno sapere sule pagine del mensile che «il calo di produzione già stimato, nel complesso è in calo del 42%» anche se a livello nazionale si parla di «un calo produttivo che si attesta al 30% se paragonato al livello degli ultimi 5 anni».
Un sistema produttivo che deve reggere anche la concorrenza estera (spagnola in primis), secondo il Gambero Rosso avrebbe bisogno di «una strategia politica che punti al superamento di queste debolezze anche perché quello delle pesche è un comparto che si piazza al terzo posto nei consumi (12%), dopo mele e banane e ciò nonostante la disponibilità di prodotto sia limitata a pochi mesi l’anno»
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