
In Niger è avvenuto un golpe, che ci riguarda da vicino. Il perché sono i giacimenti di uranio del Paese, che la Francia paga pochissimo. Il presidente deposto era pro occidente
L‘Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, ha dato un ultimatum di una settimana ai golpisti in Niger per il ripristino dell’ordine costituzionale e del governo civile del presidente Mohamed Bazoum, non escludendo l’uso della forza se ciò non accadrà. Lo hanno deciso i leader riuniti a Abuja. L’organizzazione ha anche deciso di imporre sanzioni economiche “immediate” al Niger.
Per sintetizzare brevemente gli eventi nel Paese africano, nei giorni scorsi, l’esercito si è parzialmente ammutinato al presidente in carica, amico dell’occidente. La situazione è in bilico.
Il Niger è particolarmente importante poiché e il principale fornitore di uranio della Francia e giacché l’Italia importa molta energia elettrica dalla Francia e metà di questa è prodotta con il nucleare; perciò, anche l’Italia si avvale indirettamente di questa risorsa nigerina. La grande miniera di uranio ad Arlit è in funzione dal 1966 ed è uno dei più grandi depositi di uranio conosciuti al mondo. Questa risorsa non ha mai arricchito i nigerini, che sono tra i più poveri del mondo, poiché la Francia da cinquantasette anni paga le sabbie uranifere del Niger, poco più della sabbia da costruzione.
La situazione del paese al momento si può ancora definire “fluida”, ma se la situazione si svilupperà come nei vicini Mali e Burkina Faso, si potrebbe assistere all’ennesimo atto dell’espulsione del neocolonialismo francese dall’Africa. Mentre Russia e Cina stanno a guardare.
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