
La storia, uscita sui quotidiani locali del Veneto, racconta la disavventura di una pensionata che ha trovato le porte sbarrate nelle strutture di Jesolo
Una maestra in pensione residente nella provincia di Treviso in uno degli scorsi week-end non è riuscita a trovare una camera in hotel a Jesolo. Arrivata alle reception di varie strutture si è sempre sentita dire la stessa cosa: «Signora non abbiamo più camere, siamo pieni».
Il suo tragico e insistente sospetto è stato allora di essere stata diffamata in una chat privata tra i titolari delle strutture ricettive. E, a questo punto, è voluta andare a fondo, assumendo un detective privato.
«La mia cliente – spiega Mario Borgia – vuole provare di essere stata diffamata e mi ha affidato questo incarico delicatissimo. Lei ha dovuto girare da un albergo all’altro, sentendosi sempre rispondere che non c’erano camere. Una stranezza, oltretutto in un momento in cui dovrebbero esserci camere libere perché non ci sono particolari affollamenti di turisti in coda per una stanza. Alla fine è stata costretta a rinunciare, sospettando che attraverso una chat i titolari di alcuni hotel si fossero passati parola sul suo presunto carattere difficile dopo il primo scontro avuto con un albergatore su questiono di non particolare rilevanza. Ecco perché lei ritiene di essere stata diffamata», spiega l’investigatore.
«E quindi – conclude – vuole provare l’esistenza di questo sistema ufficioso di comunicazione interna tra albergatori per dare una sorta di voto ai clienti difficili consigliando di non dare loro le camere in albergo».
TI INTERESSANO ALTRI ARTICOLI SUL TURISMO?
(foto SHUTTERSTOCK)