I nodi da sciogliere non si limitano ad un salario basso ma alla bassa produttività, al cuneo fiscale fino agli incentivi fiscali
Durante un’audizione alla Camera, il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha illustrato la sua linea per affrontare la questione dei salari italiani ancora troppo bassi.
Stando alle sue intenzioni i nodi da sciogliere non si limitano al salario basso e, quindi, ad un generico rialzo ma devono coinvolgere e risolve altri deficit come, ad esempio, la bassa produttività (che nei primi 20 anni del 2000 è aumentata solo dello 0,33%), il cuneo fiscale (notoriamente tra i più alti dell’area Ocse) fino alla contrattazione collettiva e agli incentivi fiscali e contributivi per sostenere i rinnovi degli accordi scaduti. Secondo quanto annotato nella relazione «come il tema salariale, nel nostro Paese, trascini con sé questioni più ampie, che hanno a che fare, in primis, con l’alta diffusione di forme di lavoro irregolare, discontinue o dalla ridotta intensità lavorativa, con una bassa produttività del lavoro e con l’elevato cuneo fiscale». Persistono quindi «evidenze che mostrano bene come non vi sia, nel nostro Paese, un problema di fissazione dei minimi adeguati, dato che la contrattazione collettiva (salvo che per alcune basse qualifiche e per alcuni limitati settori) pare in grado di garantire gli stessi e che le principali criticità si verifichino proprio per posizioni lavorative caratterizzate dalla non applicazione o dall’applicazione non corretta dei contratti collettivi».
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