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Economia

Famiglie e consumi, come siamo cambiati in 30 anni (telefoni +5300%)

Giulia Guidi
22 Agosto 2023
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Boom dei consumi tecnologici e aumento dei pasti fuori casa. Secondo l’analisi di Confcommercio, quest’anno i consumi torneranno ai livelli pre covid, ma ben lontani dal picco del 2007 La […]

Boom dei consumi tecnologici e aumento dei pasti fuori casa. Secondo l’analisi di Confcommercio, quest’anno i consumi torneranno ai livelli pre covid, ma ben lontani dal picco del 2007

La tecnologia, con i pc e i prodotti audiovisivi e multimediali (+783%), ma soprattutto i telefoni (con l’aumento monstre del 5.300%), segna un vero e proprio boom nei consumi degli italiani negli ultimi 30 anni. Lo rileva l’ufficio studi di Confcommercio attraverso un’analisi sui consumi delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2023.

La ricerca pone in evidenzia, inoltre, in forte crescita, all’interno del comparto del tempo libero, anche i servizi ricreativi e culturali (+93%), mentre risultano in calo i pasti in casa (-11,2%), insieme a mobili ed elettrodomestici (-5,1%) e al consumo di elettricità e gas (-12,2%), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico.

Per quanto riguarda i consumi complessivi, nel 2022, con 20.810 euro pro capite, la spesa delle famiglie è ancora inferiore ai livelli del 2019 (20.914 euro) e nel 2024 non saranno recuperati i livelli di picco del 2007 (21.365 euro contro i 21.569 euro); il 2023, tuttavia, si può definire come l’anno del ritorno alla normalità grazie soprattutto al consistente contributo della filiera turistica che, rispetto all’anno scorso, registra aumenti consistenti per viaggi, vacanze e alberghi (+23,6%), servizi ricreativi e culturali (+9,7%), bar e ristoranti (+8%).

In attesa della ripresa della manifattura esportatrice, sono questi, sottolinea Confcommercio, i pilastri del terziario di mercato da cui può derivare una maggiore crescita economica auspicabilmente sostenuta anche da riforme e investimenti del Pnrr.

L’ufficio studi di Confcommercio parla, valutando i dati relativi ai consumi delle famiglie, di un andamento deludente che è conseguenza, e causa, al contempo, della scarsa crescita aggregata sperimentata dall’Italia negli ultimi trent’anni.

I dati sintetici di lungo periodo evidenziano chiaramente come nel 2022 la spesa pro capite reale non sia ancora tornata ai livelli del 2019. Tale recupero si completerebbe nella media dell’anno in corso. Tuttavia, nel 2024 non si sarebbero ancora recuperati i livelli del picco del 2007: oltre duecento euro di spesa a testa in meno.

Questo, secondo l’organizzazione delle imprese, è il principale e incontrovertibile indizio di una patologia da scarsa crescita strutturale, mentre, osserva, la speranza di invertire la tendenza con le riforme e gli investimenti del Pnrr è flebile.

Analizzando i consumi per grandi funzioni spesa nel medio-lungo termine, si valutano facilmente i grandi attrattori delle preferenze dei consumatori. Rispetto al 1995 la spesa per l’equipaggiamento telefonico in termini reali, cioè al netto della variazione dei prezzi, è cresciuta di oltre il 5.300 per cento. Cioè, viene fatto rilevare, per ogni euro speso in questa categoria nel 1995 oggi se ne spendono oltre 54, a parità di potere d’acquisto.

Cresce, quindi, tutto ciò che è tecnologia, come gli elettrodomestici cosiddetti ‘bruni’ e i personal computer che fanno parte della multimedialità e dell’audiovisivo, dove contribuiscono alla creazione dei palinsesti per lo svago fruito in casa (nel 2023 nove volte la dimensione del 1995 e quasi il triplo rispetto al 2007). Prova ne sia, secondo Confcommercio, che l’acquisto di servizi ricreativi e culturali prodotti altrove è cresciuto ‘solo’ del 93% nello stesso periodo.

Al di là della tecnologia resta poco altro in termini di crescite “spettacolari”, considerata anche, si evidenzia, la complessiva stagnazione dei consumi nel lungo periodo”. E al riguardo viene indicata “la dinamica di vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani e oggi ancora ai livelli di quasi trent’anni fa.

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Confcommercio fa notare quindi la sostanziale stazionarietà della spesa per alimentazione, “ove si abbia l’accortezza di sommare alimentazione in casa e fuori casa”. Le due componenti, si segnala, hanno trend radicalmente diversi, e questo vale anche al netto dell’approssimazione introdotta dall’utilizzo della popolazione residente e non di quella teoricamente sottostante la spesa sul territorio.

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Mentre il fuori casa è sospinto dalla tendenza a sviluppare benessere individuale attraverso la fruizione di servizi legati al tempo libero, l’alimentazione in casa è compressa anche dalle tendenze demografiche. Una popolazione più anziana richiede, strutturalmente, meno contributi alimentari di base e più contenuto di servizio. Sta alle imprese, secondo la confederazione, rispondere con successo a queste ineludibili sfide.

Come visto, sebbene in crescita, i consumi non torneranno alla fine del 2023 ai livelli del 2019 e resteranno lontani dal picco del 2007, anche nella media del 2024.

Salvo tempo libero, tecnologia e viaggi e alberghi, nessuna macro-funzione riesce a tornare, nel 2023, ai livelli di spesa pro capite del 2019. In termini reali, elettricità, gas e altri combustibili, mobili ed elettrodomestici e alimentari consumati in casa mostrano spese reali inferiori a quasi trent’anni prima.

Nel complesso, tuttavia, l’anno in corso si presenta per molti aspetti come il vero ritorno alla normalità. Il contributo del turismo è ben visibile: dai servizi ricreativi e culturali (+9,7%) agli alberghi e ai viaggi (+23,6%), fino ai consumi fuori casa presso i pubblici esercizi (+8%).

Sono questi i pilastri della potenziale crescita economica, generata, appunto, dal terziario di mercato, in attesa di una ripresa della manifattura esportatrice.

(foto SHUTTERSTOCK)

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