A dare la spinta sono alcuni protagonisti del settore energetico
La Borsa russa si sta riavvicinando ai livelli registrati alla vigilia dell’invasione ucraina. Infatti nonostante i tanti provvedimenti presi, il crollo del rublo e l’isolazionismo da parte di tante potenze economiche, il mercato russo dopo quattro sedute consecutive in positivo si avvicina ai livelli pre-invasione. A dare la spinta è per lo più il settore energetico e, nello specifico, alcuni singoli titoli come Lukoil, seconda compagnia petrolifera del Paese che si starebbe preparando ad un buyback del 25% delle proprie azioni. Resta il dubbio sui capitali da sfruttare viste le sanzioni e i vari blocchi alle transazioni internazionali.
Puntare sui giganti energetici potrebbe essere il tassello di una più ampia strategia di Vladimir Putin per riuscire a rilanciare il paese contando, come detto, su giganti che, come ad esempio Gazprom, fatturano circa 90 miliardi di entrate. Ma anche Lukoil in quanto a numeri non è da meno, se non altro per quelli riferiti alle estrazioni: 2,3 milioni di barili.
Ed è sempre Putin ad aver imposto controlli serrati alla Banca Centrale russa per evitare esportazione di valuta ed altre operazioni che potessero favorire il calo della moneta nazionale, il rublo, al centro di una crisi sul dollaro.
Una posizione che lo ha messo anche in contrapposizione con la governatrice Elvira Nabiullina che recentemente ha deciso di alzare i tassi di interesse sul rublo portandoli dall’8,5% al 12%.
FOTO: SHUTTERSTOCK