Il restante 70%, però, potrebbe non essere disponibile
Estate in dirittura d’arrivo con l’inizio di settembre che regala gli ultimi scampoli di vacanze a chi, nella speranza di risparmiare, ha scelto la bassa stagione. Ma è anche l’occasione per fare alcuni bilanci, tra questi quelli riguardanti le concessioni balneari, al centro di più di una polemica. Come è noto, a novembre 2021, il Consiglio di Stato ha annullato la proroga delle concessioni fissata alla fine del 2033 (31 dicembre) considerando l’ultimo termine valido il 31 dicembre 2023. Diversamente, il decreto milleproroghe di febbraio ha approvato una proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2024.
Intanto, secondo i dati pubblicati dal Sole24Ore e che considerano quelli elaborati dai tecnici del governo, il 70% del litorale non sarebbe occupato (le concessioni balneari, infatti, riguarderebbero il 28% delle coste). L’obbligo di mettere all’asta le concessioni potrebbe venir meno ma il nodo gordiano restano le effettive disponibilità. Infatti a mancare sono dati regionali più specifici nei quali potrebbe essere indicato, in quel 70%, la presenza di strutture che, di fatto, renderebbero impossibile la concessione di alcuni tratti di litorale. L’appuntamento è fissato all’ 8 settembre, a Palazzo Chigi quando ci sarà un tavolo tecnico dedicato alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali.
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