Non si allenta la tensione tra le due superpotenze: il ministero della Sicurezza cinese ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo sul tentativo di distensione degli Usa
Il ministero della Sicurezza di Stato, l’agenzia di spionaggio cinese, ha attaccato le recenti aperture diplomatiche degli Usa, definite “un mix di impegno e di contenimento”, vedendo a rischio un possibile incontro tra i leader dei due Paesi a novembre.
“Per realizzare davvero ‘Da Bali a San Francisco’, gli Stati Uniti devono mostrare sufficiente sincerità”, ha affermato il ministero in un’inedita dichiarazione postata sui social media, in merito alle attese che dopo il bilaterale in persona di novembre 2022 a Bali, a margine del G20, i presidenti Xi Jinping e Joe Biden possano rivedersi a San Francisco, all’Apec di novembre.
I commenti del ministero fanno seguito alla conferma da parte della Cina che Xi non parteciperà al vertice dei leader del G20 a Nuova Delhi del 9-10 settembre, dove la delegazione di Pechino sarà guidata dal premier Li Qiang, saltando il primo incontro del suo generale dalla salita al potere di fine 2012. La dichiarazione della temutissima agenzia di spionaggio è maturata a meno di una settimana dalla visita in Cina del segretario al Commercio americano Gina Raimondo che, pur apprezzando gli incontri avuti, ha affermato che le imprese statunitensi considerano la Cina sempre più “non investibile”.
Di recente, “un certo numero di funzionari statunitensi ha visitato la Cina uno dopo l’altro, affermando che l’amministrazione Biden non ha intenzione di frenare il suo sviluppo o di cercare il disaccoppiamento”, ma la strategia Usa per il riavvicinamento è “vino vecchio in bottiglie nuove”.
Nel mirino, la vendita di armi e i finanziamenti militari a Taiwan – su cui la Repubblica popolare rivendica la sovranità – e le accuse di continuare a “creare problemi” nel mar Cinese meridionale e in Tibet, dove Washington ha detto che punirà i funzionari responsabili di quella della ‘assimilazione forzata’ di un milione di bambini tibetani nei collegi governativi.
La Cina, è il monito, “non allenterà mai la vigilanza a causa di alcune ‘belle parole’ degli Usa”, perché Washington “ha apertamente parlato male dell’economia cinese”.
Ad agosto, il presidente Biden ha descritto il Dragone come una “bomba a orologeria” a causa dei guai sulla sua crescita economica. I commenti del ministero, che sono la risposta più dura di Pechino ai recenti sforzi americani di ristabilire il dialogo e di migliorare le relazioni bilaterali, non risparmiano le amministrazioni Biden e Trump, “entrambe incessantemente impegnate al disaccoppiamento economico, alle interruzioni della catena di approvvigionamento e al contenimento della Cina”.
Tutte strategie “destinate a fallire” perché lo “slancio dello sviluppo storico” non è “dalla parte americana” e “il grande ringiovanimento della nazione cinese è entrato in un processo storico irreversibile”.
(foto ANSA)