
Il presidente del gruppo OTB, 22° nella classifica dei miliardari italiani, ha scattato la foto della sua aziende e le sue previsioni per il futuro
Renzo Rosso, il patron della Diesel e a capo del gruppo OTB si è raccontato al Giornale di Vicenza, provincia dove risiede e dove si trova il suo quartier generale.
«Questo è un momento molto buono per il gruppo. Noi siamo in crescita e le aziende del lusso, in particolare, stanno andando benissimo, con percentuali di sviluppo saldamente in doppia cifra. A livello di comparto, va sottolineato però che non vanno bene tutte le realtà, sono le teste di serie che hanno una marcia in più e vanno più che bene. E noi siamo perfettamente allineati alle teste di serie. Questo ci conforta e ci riempie di orgoglio» spiega.
«Tra pochi giorni Diesel compie 45 anni. Quando ho iniziato ero un bambino, nel frattempo è cambiato il mondo. L’altro giorno stavo passeggiando nel cuore di Milano, non c’era tanta gente nel quadrilatero della moda meneghina ma il nostro negozio in piazza San Babila era pieno. Lo sa cosa mi ha detto mia moglie Arianna che era con me? Goditi questo momento magico che sei riuscito a creare – racconta – Io so quante notti non ho dormito per trovare il modo di dare nuova linfa a Diesel. Ma questo successo, ci tengo a dirlo, è del team, io ho solo la fortuna di poter stare con loro. E’ arrivato un top che risponde al nome di Glenn Martens, che si è immerso nel mondo Diesel, ha speso tempo nello scandagliare l’archivio e l’heritage del brand e poi ci ha messo del suo per modernizzarlo. Così il denim di Diesel sta diventando qualcosa di emblematico, come lo è sempre stato, ma lui lo sta portando nel mondo della couture».
«Ho visto la sfilata che faremo a Milano: uno sviluppo del prodotto così curato come quello dell’azienda Diesel non esiste da nessun’altra parte al mondo. Il gruppo Only the Brave è cresciuto e anch’io ho cambiato il modo di essere» aggiunge.
E prosegue: «Oggi vivo il gruppo in modo diverso, mi sono circondato di manager capaci e abbiamo professionisti che bussano per lavorare da noi. Tutto perché rappresentiamo un brand moderno, attrattivo. Questa forza fa di questo gruppo un qualcosa di speciale. È vero che siamo piccoli rispetto ai grandi della moda, ai due colossi francesi (LVMH e Kering, ndr), ma i grandi mall dei department store ci guardano e ci considerano alternativi allo strapotere di queste realtà dalle dimensioni ragguardevoli. Noi però possiamo competere perché diamo una filosofia di prodotto diversa. Se prendi un Jil Sander, un Marni, un Margiela, sono diversi l’uno dall’altro ma anche diversi dalle altre aziende. È il prodotto che parla».
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E in merito alla quotazione in borsa: «Abbiamo iniziato il percorso che ci porterà alla Borsa ma la quotazione non è funzionale – sottolinea Rosso – per fare le acquisizioni. Semmai per la trasparenza, per il processo di passaggio generazionale, e per avere i manager ancora di più partecipi. Io voglio che tutti i manager diventino miei soci. Per tutti questi motivi è molto meglio essere quotati. Ogni tre mesi devi fare vedere i numeri, non ti puoi rilassare. C’è una tensione positiva che ti porta a migliorare. In questo momento non ho il minimo dubbio, scelgo l’Italia. Tutti quelli che sono andati fuori vorrebbero tornare qua. Perché il mondo della moda è qua: alla fine i buyer vanno a comprare a Milano o a Parigi. Noi siamo italiani, ci quotiamo a Milano».
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Rosso parla poi dell’importante dell’intelligenza artificiale, del metaverso e della filiera: «Non si può prescindere dall’intelligenza artificiale. A Milano abbiamo preso 60 nostri top manager e organizzeremo per loro un training specifico. Noi la stiamo già usando ma c’è veramente tanto da fare. Il mio sogno è di poter parlare al personal computer dalla mia scrivania e trovarmi tutte le risposte istantaneamente davanti. Un po’ come facciamo adesso con Alexa. E non dimentichiamo che l’intelligenza artificiale porterà 16,5 miliardi di incremento del Pil nel nostro Paese, davvero tanta roba. Tutte le realtà italiane, piccole o medie, che lavorano per il lusso stanno vivendo un buon momento. I nostri fornitori in Italia sono più di 800, molti nel Vicentino. In alcuni di loro stiamo entrando sottoscrivendo piccole quote: la mia filosofia è quella di non comprarli ma di mettere un gettone perché il titolare rimanga padrone, con lo stimolo e la motivazione di alzarsi al sette di mattina, con voglia di fare. Se lo compri, tutta questa energia va a morire. Noi diamo la garanzia del lavoro e chiediamo garanzia di qualità. E in più siamo in grado di fare avere loro dei tassi bancari molto vantaggiosi, pari al massimo all’Euribor maggiorato di un punto».
E sulla progressiva chiusura della Cina: «Per certi versi la Cina è stata quasi costretta a farlo, ha ricevuto troppi sgambetti. Non è possibile, per esempio, che tra aziende di valore analogo come Alibaba e Amazon, quella cinese valga la metà».
(foto SHUTTERSTOCK)