
I paesi di provenienza sarebbero a rischio climatico
Il cambiamento climatico potrebbe mettere a serio rischio quasi ¼ dei prodotti alimentari preferiti dagli italiani. Infatti, secondo un nuovo rapporto di Christian Aid organizzazione religiosa di soccorso e sviluppo di 41 chiese cristiane di Regno Unito e Irlanda, il 23% dei prodotti alimentari sulle tavole degli italiani proviene da zone geografiche problematiche da un punto di vista climatico.
Si tratta, come spiegano dalla stessa associazione di «Paesi con un’elevata vulnerabilità climatica e un basso grado di capacità di adattamento». Tra questi, nella lista, ci sono Brasile, Vietnam, Ecuador, India, Argentina, Uganda e Colombia.
Un’incognita che graverebbe anche sull’economia dei paesi destinatari delle materie prime esportate e che potrebbe facilmente peggiorare aggravando così il rischio di un rincaro dei prezzi oltre quello derivante dall’inflazione. Un esempio arriva dal caffè importato dal Brasile, nazione in lotta con siccità e gelate, e le cui colture sono in grave pericolo. Un pericolo tale da far abbassare le riserve globali di caffè al livello più basso degli ultimi vent’anni.
Dopo le problematiche sollevatesi anche con il riso indiano, non poteva mancare il tonno in scatola. Il pesce, infatti, vede nella Costa d’Avorio la sua zona di pesca, una zona che attualmente è seriamente influenzata dai cambiamenti climatici e dalla stessa pesca intensiva. In particolare quest’ultima potrebbe portare ad un calo di prodotto del 36% entro il 2050.
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