
In una nota, il sindacato Usb riferisce dell’accoglimento da parte di un giudice romano del ricorso sulla cessione di un ramo d’azienda
Ita perde per la terza volta. Il giudice del tribunale di Roma ha reintegrato oltre 170 dipendenti. Una sentenza che si aggiunge a quelle già emesse dallo stesso tribunale di Roma e da quello di Milano. Lo fa sapere l’USB in una nota, sottolineando che si tratta di “un incoraggiamento per chi ha subito i torti della ristrutturazione”.
Con “il dispositivo di accoglimento dei diritti previsti dall’art. 2112 (Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda) come richiesto dai lavoratori discriminati da Ita emesso oggi dal giudice di Roma Mormile”, si legge nella nota, “si accentua il cambio di rotta nell’interpretazione della cessione di ramo d’azienda, la cui ostinata negazione è stato lo strumento utilizzato dall’apparato di Ita per attivare modalità opache e un sistema indegno fatto di favoritismi e nepotismi, considerato che l’azienda è interamente posseduta dallo Stato. Appare un segnale positivo il fatto che i giudici, che hanno ottenuto il contratto di cessione, si stiano orientando per dare ragione ai lavoratori, a differenza di altri che li avevano preceduti ma che non disponevano di tale documento“.
“La storia e la cronaca ci insegnano che le aziende non falliscono perché rispettano le sentenze ma perché si sono appoggiate su accordi illegittimi, spesso avallati da governi e istituzioni che hanno pensato a scorciatoie di cui i lavoratori avrebbero pagato il conto”, commenta l’USB. “Sono state deliberatamente ignorate le conseguenze in termini di licenziamenti e riduzioni di personale, con il beneplacito dei sindacalisti di turno. Un disastro sociale che si lega anche ai risultati economici dell’esercizio di Ita più che preoccupanti. Quindi a nulla è servito tagliare e frantumare Alitalia, ce ne accorgiamo oggi. USB ha da subito messo in guardia l’allora presidente Altavilla a cambiare approccio. La discontinuità è stata brandita come una clava contro i dipendenti, senza buon senso e con cattiveria”.
“Questo dispositivo, di cui aspettiamo di leggere le motivazioni, offre un incoraggiamento alla resistenza di chi ha subito i torti di questa ristrutturazione, folle e inutile”, aggiunge la sigla sindacale. “Questa sentenza è un argomento convincente ad avviare da subito il lavoro di superamento del contenzioso e di ricostruzione di un unico presupposto accettabile per rimettere Ita nella giusta rotta, anche nell’ottica del passaggio a Lufthansa”.
“Il governo non può più far finta di nulla. I lavoratori hanno già espresso un giudizio totalmente negativo su quanto predisposto dall’esecutivo, anche con l’ultimo Ddl 104 che si è abbattuto con ingiustizia sui cassaintegrati. Meloni non può più far finta di non vedere”, conclude l’USB.
(foto IMAGOECONOMICA)