
Per i paletti posti dalla Bce, Delfin è tenuta a mantenere una profilo puramente finanziario. E non rischiare di dover lanciare un’opa
Il cda di Mediobanca, in programma mercoledì, fra i 12 punti all’ordine del giorno della riunione, è chiamato ad approvare la lista per il nuovo board dove compare il presidente Renato Pagliaro. Sul suo nome, ricorda Ansa, si è consumata la rottura totale con Delfin, primo azionista con una quota del 19,8%.
In vista dell’assemblea del 28 ottobre ci sono stati contatti fra la cassaforte degli eredi di Del Vecchio e la Bce: alla base dell’interlocuzione il rispetto delle condizioni già poste dalla vigilanza sul ruolo di socio finanziario di Delfin quando le aveva concesso di incrementare la presenza nella banca fino alla soglia del 20 per cento.
La holding guidata da Francesco Milleri (nella foto) intende presentare una propria lista di minoranza entro il termine del 3 ottobre e non ha ancora deciso se sarà corta, per entrare nel nuovo board con 2 rappresentanti, oppure lunga, fino 7 nomi. Quest’ultima opzione, nel caso di vittoria all’assemblea del 28 ottobre, promette di generare la situazione più temuta anche in Borsa dove il titolo ha concluso la seduta in rialzo dell’1,36%.
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Come ricorda Equita, il rischio è “di avere un cda frammentato senza una netta maggioranza, complicando la gestione della banca”. Delfin deve inoltre definire le eventuali candidature per il collegio sindacale visto che alla lista che ottiene meno voti va la presidenza dei sindaci.
Di certo c’è che Delfin non andrà a una ‘proxy fight’ come quella che l’ha vista finire sconfitta l’anno passato al fianco del gruppo Caltagirone all’assemblea per il rinnovo del board Generali. Non ingaggerà quindi una battaglia per andare a convincere gli investitori a votare i propri candidati. Anche perché, per i paletti posti dalla Bce, Delfin è tenuta a mantenere una profilo puramente finanziario. E non rischiare di dover lanciare un’opa.
L’obbligo – prosegue Ansa – scatta col 25% del capitale e il possibile voto di Caltagirone, socio al 9,9%, a favore lista della cassaforte lussemburghese costituirebbe un blocco che sfiora il 30%. La lista che il cda uscente depositerà entro il termine del 28 settembre conterrà 15 nomi anche se quelli da eleggere in assemblea sono 12 perché gli altri 3 spettano alle minoranze di cui uno per Assogestioni, che è pronta a confermare in consiglio Angela Gamba, lead independent director nel processo per formare la lista del board.
Quest’ultima vede 8 riconferme, tra cui Pagliaro e l’ad Alberto Nagel, e 4 nuovi ingressi: 2 uomini e 2 donne con le competenze utili per il nuovo piano al 2026. Sul tavolo del consiglio di domani c’è il bilancio 2022-2023 già reso noto a fine luglio, l’ultimo del vecchio piano, con ricavi arrivati a 3,3 miliardi, massimo storico e sopra i target del piano, un utile netto di 1,27 miliardi (+13%) e la proposta di un dividendo di 0,85 euro per azione. Gli altri punti all’ordine del giorno sono in gran parte legati ad adempimenti in vista dell’assemblea. Due giorni prima, il 26 ottobre, il cda tornerà a riunirsi per approvare la trimestrale.
(foto IMAGOECONOMICA)